"Questa è una pagliacciata, se verrò
condannato non tirerò fuori un euro e piuttosto mi farò il
carcere. Vi sembra normale che nel 2020 si perdano tempo e soldi
pubblici con queste stupidaggini?" Così Alessio Feniello, 57
anni, padre del giovane Stefano, una delle 29 vittime del
disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), a margine
della prima udienza del processo che lo vede accusato di avere
violato, il 21 maggio del 2018, i sigilli giudiziari apposti
allo scopo di delimitare l'area nella quale si trovavano le
macerie del resort. Feniello non ha potuto prendere parte
all'udienza, essendo arrivato tardi in tribunale. All'ingresso
del Palazzo di Giustizia ha anche discusso con gli operatori
della vigilanza, che non volevano farlo entrare per un
coltellino portachiavi di piccole dimensioni. La moglie di
Feniello aveva con sé delle manette che ha mostrato ai presenti,
minacciando di incatenarsi. "Mia moglie è stata prosciolta - ha
detto Feniello - ed io per lo stesso motivo sono stato
condannato".
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