"Aveva una grande capacità
creativa. In alcuni momenti era tradizionale, in altri più
moderno ed innovativo. Era un uomo di grande talento e in ogni
occasione tirava fuori la sua personalità. Sarebbe riduttivo
dargli un'etichetta: sapeva spaziare e aveva una straordinaria
capacità di capire il teatro e viverlo". Così Dacia Maraini
ricorda con l'ANSA "l'amico" Luca Ronconi, a cinque anni dalla
scomparsa del regista.
Maraini sarà uno degli ospiti d'eccezione nel corso della
presentazione del libro "L'utopia di Luca Ronconi" di Ida
Bassignano, sua assistente regista, volume edito dalla casa
editrice abruzzese Ianieri. L'appuntamento, cui parteciperanno
anche Gianfranco Capitta, studioso di Ronconi, Elisabetta
Pedrazzi e Marilù Prati, attori che con lui avevano lavorato, è
per sabato 7 dicembre, alle 18.30, a Roma, nell'ambito della
fiera "Più libri più liberi". L'iniziativa è organizzata in
vista della ricorrenza dei cinque anni dalla morte di Ronconi,
avvenuta nel febbraio 2015.
Definendolo un "grande amico", Maraini ricorda che
"lavorativamente parlando il periodo più intenso fu quello di
Prato. Mi chiese di fare una ricerca sul linguaggio - racconta -
Erano gli anni '70 e gli intellettuali si confrontavano con il
popolo. Lui dirigeva questo insieme di ricerche e c'era un vero
e proprio gruppo di lavoro. Ne venne fuori un'indagine
sull'Italia contadina, popolare e industriale dell'epoca".
Poi, nel 1997, è la volta di "Memoria di una cameriera",
scritto proprio su richiesta di Ronconi, che debuttò al Teatro
dei Riuniti di Umbertide (Perugia). "Ricordo una scena fatta
tutta di mobili, da cui uscivano i personaggi - racconta Maraini
- Poi c'erano delle maschere di gomma; era tutto molto surreale,
molto espressionista. Sembravano dei volti e non delle maschere
e ne veniva fuori un effetto molto bello".
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