(di Stefano Buda) "E' un momento infernale, siamo sommersi di richieste relative alle procedure previste dal decreto Cura Italia per gli ammortizzatori sociali. Il nostro è uno studio di dimensioni medie, che gestisce 110 posizioni di piccole e medie aziende. In Abruzzo normalmente ci capitano queste pratiche una volta ogni due anni, mentre negli ultimi 15 giorni abbiamo ricevuto oltre cento richieste". Così il consulente del lavoro Paolo Gentile, che gestisce uno studio a Pescara insieme alla moglie Sabrina Gianfrancesco, in merito ai risvolti dell'emergenza coronavirus sulla propria attività professionale. "Abbiamo altri due dipendenti e dunque siamo in quattro - prosegue Gentile - ma a questo punto dovremo assumere un'altra persona, perché stiamo lavorando fino alle quattro del mattino e non ce la facciamo. Peraltro da codice deontologico dobbiamo soddisfare tutte le pratiche, compreso quelle di chi magari è un cattivo pagatore - rimarca il consulente del lavoro -. Queste prestazioni extra dovranno essere fatturate, ma non so neanche se poi prenderò effettivamente i soldi". Gentile spiega che "ci sono 4 mesi di tempo per completare le procedure, ma la maggior parte della clientela chiede di attivarsi subito, perché dietro ci sono i lavoratori che chiedono e hanno bisogno di soldi". Le difficoltà riguardano sia i consulenti del lavoro che i clienti. "Stiamo gestendo tutto da remoto e i clienti più grandi sono dotati dei necessari supporti digitali - fa sapere Gentile - ma ci sono piccoli imprenditori, come magari i titolari di negozietti o pizzerie, che non hanno neanche la stampante e hanno dovuto ordinarla su Amazon per poter compilare e firmare i moduli". Il consulente del lavoro mette in luce ulteriori criticità che interessano il decreto. "Si parla di stanziamento fino a esaurimento dei fondi - osserva - ma questo vuol dire che l'azienda che arriva dopo quei fondi non li prende? Vuol dire che l'azienda più importante è la più tutelata? Se l'Italia potrà andare in deficit a suo piacimento i soldi ci saranno per tutti - è la risposta che si dà Gentile - ma tutti noi sappiamo che questo è impossibile, a meno che non ci dovessero essere rifinanziamenti, perché sarebbe come immaginare che per due mesi tutta l'Italia sia in pensione". Secondo Gentile una ulteriore criticità è rappresentata dall'insufficienza delle misure per alcune categorie, "perché di fatto è previsto solo il sostegno al reddito per il lavoro dipendente, più 600 euro per le partite Iva, alcune delle quali risultano anche escluse. Ciò significa dire al piccolo imprenditore che dovrà guadagnare meno del dipendente - conclude il consulente del lavoro - senza contare il rischio di chiusure, perché le piccole attività ormai vivono dei propri incassi e non hanno grossi risparmi da parte". (ANSA)
Riproduzione riservata © Copyright ANSA