Sono 383 in Abruzzo e Molise le
irregolarità riscontrate, il 5,9% dei controlli, e 319 le
persone denunciate per indebita percezione del reddito di
cittadinanza, per una somma complessiva indebitamente percepita
di un milione 917.361,85 euro. È quanto emerge dalle verifiche
compiute dai Carabinieri da maggio a ottobre di quest'anno. I
dati sono stati resi noti a Chieti in conferenza stampa dal
generale di brigata Paolo Aceto, comandante della Legione
Carabinieri Abruzzo e Molise, presenti i comandanti provinciali
di Chieti, Pescara, L'Aquila, Teramo, Campobasso e Isernia, e il
comandante del gruppo per la tutela del lavoro di Roma.
Nelle due regioni su 27.632 nuclei familiari di percettori
del reddito di cittadinanza ne sono stati controllati 6.445
(10.642 persone). Tra le persone denunciate ve ne sono circa la
metà (163) censite nelle banche dati, due delle quali per
associazione a delinquere. Fra i casi di denuncia spiccano
quella di un titolare di autonoleggio, con capitale sociale di
97.000 euro e proprietario di 27 autoveicoli, che ha percepito
6.500 euro di reddito di cittadinanza e 4.000 euro di ristori
previsti dal decreto 'Sostegni'. E quello di una donna che ha
visto accolta la domanda presentata all'Inps di Campobasso,
nonostante nei dieci anni precedenti fosse stata condannata in
via definitiva per reati ostativi: estorsione continuata in
concorso con l'aggravante speciale di agevolare un'associazione
di stampo mafioso. E ancora il caso di due afghani e due
nigeriani, profughi entrati in Italia per la prima volta da meno
di 10 anni, già collocati in strutture di accoglienza del
progetto Sprar a Campobasso, che nelle more della definizione
delle pratiche per il riconoscimento dello status di "protezione
internazionale" hanno presentato domanda di ammissione al
Reddito di Cittadinanza dichiarando, falsamente, di risiedere
nelle strutture di accoglienza dove erano stati ospiti, ma dalle
quali erano stati già dimessi a seguito di chiusura delle
stesse; erano stati quindi cancellati dall'anagrafe comunale per
"irreperibilità". Per due di loro il Prefetto di Campobasso
aveva anche emesso provvedimento di "revoca delle misure di
accoglienza".
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