Oltre il 16% delle imprese
della provincia dell'Aquila dichiara di aver già ridotto la
produzione, in taluni casi in maniera significativa. Più del 33%
stima di poter proseguire solo per altri 3 mesi. Questo il dato
più significativo emerso dall'Indagine del Centro studi di
Confindustria sugli effetti e le difficoltà generate dal
conflitto in Ucraina nel settore industriale.
La maggior parte delle imprese, il 93%. ha indicato al primo
posto, tra i problemi causati dal guerra in atto, l'aumento del
costo dell'energia. Tre aziende su quattro non direttamente
attive all'estero e nove su dieci di quelle internazionalizzate
hanno segnalato, al secondo posto, l'aumento del costo delle
materie prime (ferro e acciaio ad esempio) e le difficoltà di
approvvigionamento. I comparti più colpiti risultano la
manifattura e le costruzioni. Dall'indagine emerge anche "un
aumento, a febbraio, dei prezzi alla produzione industriale
stimati in un +32,8% annuale".
"Nelle filiere più esposte all'intensità di consumo
energetico, l'alternativa da un mese è continuare a produrre in
perdita o decidere stop temporanei delle produzioni", afferma
Riccardo Podda, presidente di Confindustria L'Aquila,
"dall'indagine emerge che il 22% delle imprese energivore già
riporta riduzioni della produzione. Percentuale che in 3 mesi,
ai prezzi attuali, può salire al 56%. Si rischia di passare da
una crescita dell'export del 13,3% annua nel 2021 a un modesto
2,8% nel 2022,".
La crescita del Pil, nel 2022, sarà sotto il 2% e non più oltre
il 4% come atteso, e dell'1,6% nel 2023, anno in cui si rischia
la recessione conclamata.
"Nella migliore delle ipotesi - si legge - la produzione
industriale passerebbe, quest'anno, dal +11,7% del 2021 al
+1,5%, se e solo se nella seconda metà del 2022 la situazione
migliorerà". "Occorrono misure nazionali che mirino ad attenuare
il fortissimo rallentamento che è in corso", sottolinea
Francesco De Bartolomeis, direttore di Confindustria L'Aquila,
"i dati odierni dimostrano che il Pnrr da solo non è in grado di
generare effetti di crescita tali da contrastare adeguatamente
l'enorme contraccolpo della crisi in atto".
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