Indignazione, incredulità,
sgomento ma anche rinnovato senso di appartenenza a una comunità
che si riconosce in un prima e un dopo quella maledetta notte
del sei aprile 2009 e che, da quella notte, ha affrontato
insieme tante battaglie, a partire dall'accertamento delle
responsabilità in sede penale e civile. Migliaia le reazioni sui
social alla sentenza in sede civile del Tribunale riferita al
crollo di un edificio in via Campo di Fossa, nel centro
dell'Aquila, che riconosce una corresponsabilità delle vittime,
pari al 30%, perché la loro fu "una condotta incauta trattenersi
a dormire" dopo le due scosse nella notte che hanno preceduto
quella devastante delle 3.32.
"La condotta incauta è delle istituzioni", si legge più volte
tra i vari post, condivisi sui social. "Questa sentenza lascia
esterrefatti", scrive il medico Vincenzo Vittorini
dell'associazione '309 martiri dell'Aquila' che nel sisma perse
moglie e figlia. C'è anche chi rivolge un pensiero alle tante
battaglie di Antonietta Centofanti. La donna è scomparsa lo
scorso anno. "Vergogna - si legge -. per fortuna Antonietta,
scomparsa lo scorso anno, non ha dovuto assistere anche a questa
beffa". "Io sono sopravvissuta perché sono uscita dopo la
seconda scossa della notte - ricorda Roberta Valerio proprio in
riferimento all'edificio di via Campo di Fossa - nel mio palazzo
il portone era aperto, tutti pensavano di poter uscire. Ma
nessuno ha pensato di concorrere in colpa, come io non ho
pensato che in quel momento mi sarei messa in salvo".
Infine, il professore dell'Università dell'Aquila, Antonello
Ciccozzi, scrive: "Ora ancora è più chiaro che si sarebbe dovuto
capire che poteva arrivare un terremoto, e le vittime sono state
condannate più di chi le ha persuase a esporsi al pericolo che
poi si è concretizzato nella catastrofe aquilana".
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