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Iotti, tartufo risorsa fragile, indice cambiamento climatico

Iotti, tartufo risorsa fragile, indice cambiamento climatico

Docente micologia e Botanica Univaq: importante la mappatura

L'AQUILA, 30 novembre 2024, 18:18

Redazione ANSA

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"Il tartufo è una risorsa preziosa ma fragile, occorre tutelare il suo ambiente, con una mappatura aggiornata e di dettaglio innanzitutto per le aree di produzione e poi una corretta gestione dei boschi, con la loro manutenzione, nel regime delle acque, nella realizzazione di infrastrutture". Lo ha detto Mirco Iotti, docente di Micologia e Botanica, dell'Università dell'Aquila, intervenendo nel convegno 'Strategie per salvaguardare il prodotto tartufo', nell'ambito della seconda giornata della Fiera internazionale dei tartufi d'Abruzzo, in corso di svolgimento a piazza Duomo a L'Aquila, fino a domani, domenica 1 dicembre.
    L'evento, arrivato alla sua terza edizione, propone un fitto programma di eventi con protagonisti 50 espositori, dell'intero agrifood abruzzese, è organizzato dalla Regione Abruzzo, in particolare l'assessorato all'Agricoltura, con l'Azienda regionale attività produttive (Arap) nel ruolo di braccio operativo, grazie alla legge regionale 24 del 22 agosto 2022 a firma del vicepresidente, Emanuele Imprudente.
    Moderato da Romeo Ciammaichella, Capo Dipartimento Innovazione e Digitalizzazione dell'Arap, introdotto dal vice presidente Imprudente, al convegno oltre al professor Iotti, hanno preso parte Alessandra Zambonelli docente di botanica dell'Università di Bologna, Lorenzo Gardin e Laura Giannetti, liberi professionisti che hanno lavorato alla mappatura delle aree tartufigene commissionata dalla Regione Toscana. Ad intervenire anche l'antropologo Ernesto di Renzo, docente dell'Università di Roma Tor Vergata, che ha illustrato i contenuti della Mostra internazionale 'Scent of Italy', che racconta il mondo del tartufo a 360° e lungo tutta la filiera, realizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, per la prima volta in una fiera, essendo solitamente riservata alle ambasciate estere.
    "I cambiamenti climatici - ha aggiunto il professor Iotti - incideranno anche sulla produzione del tartufo, non dobbiamo far finta di nulla, il caldo eccezionale delle ultime estati ha determinato in tutta Italia una flessione della raccolta, a causa dell'essiccamento dei terreni nella fase cruciale dei primordi del tartufo, nella fase di maturazione, e poi le esondazioni hanno provocato la distruzione di molte cave, vicino ai corsi di fiumi. Nei boschi, purtroppo molti dei quali ora abbandonati, occorre evitare il rinfoltimento e l'avvento di specie aliene Pesanti conseguenze si hanno anche con la raccolta eccesiva, fatta male e senza criterio".

   Alessandra Zambonelli ha evidenziato la necessità di certificare le piante micronizzate per la coltivazione del tartufo: "La certificazione è obbligatoria in poche regioni italiane, ma sarebbe fondamentale estendere questa tutela, perché essa dà garanzia di successo della raccolta, ma soprattutto si impedisce di introdurre nel nostro territorio piante di pessima qualità, che non hanno avuto una adeguata sterilizzazione e contaminata con altri funghi, micorrizzate, con specie di minore qualità, come ad esempio il tartufo indicum". Gardin a sua volta ha sottolineato l'importanza della mappatura degli ambienti tartufigeni. "Senza una quantificazione e geolocalizzazione dei dettagli, risulta poi difficile comprendere le minacce che incombono sulle aree produttive di questo prezioso fungo ipogeo, e stabilire le misure di salvaguarda degli habitat. Questo riguarda in particolare il tartufo bianco pregiato, risorsa scarsa. È importante che le cartografie non siano generiche, troppo vaste, devono essere uno strumento utile e concreto, devono essere la premessa dei piani di tutela, di una normativa adeguata che dica cosa si può fare e cosa no".

    Aggiunge sullo stesso argomento Laura Giannetti: "il tarfufo cresce in ambienti ecosistemici molto complessi e altrettanto delicati. Un bosco dunque non si può tagliare senza criterio, e gli alberi 'matricine', che vengono risparmiati per consentire il successivo rimboschimento, devono essere rigorosamente specie tartufigene, i consorzi di bonifica devono avere precise indicazioni per intervenire in un determinato modo sulla manutenzione dei fiumi.
   

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