Dritti impietriti davanti alle bare o accovacciati accanto a esse in un continuo abbraccio, i familiari di 35 delle vittime del terremoto nelle Marche (50 in tutto, ma per molti le esequie sono state già celebrate altrove) non hanno lasciato un attimo i loro cari nel giorno dell'ultimo saluto. "In un bagno di dolore", come dice al termine uno di loro di chi ha perso case e affetti. "Io vi aiuterò" ha cercato di rassicurarli il presidente del Consiglio Matteo Renzi, visibilmente provato in volto. Il dolore che non ha lasciato indifferenti le massime autorità dello Stato. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha abbracciato e confortato uno a uno i parenti delle vittime. Lo stesso ha fatto pochi minuti dopo il premier Renzi e particolarmente colpito è apparsa la moglie Agnese. Questa non ha nascosto la commozione e durante la messa il marito ha cercato di confortarla con una carezza sulla spalla.
Mattarella ad Amatrice fra soccoritori, bambini e gente del luogo
Nella palestra hanno preso posto parenti e amici delle vittime, stretti ai loro familiari. "Sono nato lì - dice Cesare -, a Pescara del Tronto e ci conoscevamo tutti. Ci ritrovavamo per l'estate e oggi invece lo facciamo qui". "Abbiamo perso tutto" continuano a ripetere con ancora negli occhi il terrore del terremoto. Due le bare bianche che hanno reso se possibile ancora più cupa la giornata. Una di Giulia, la bambina che probabilmente con la sua morte ha salvato la sorella Giorgia. L'altra di Marisol, 18 mesi, la vittima più piccola del terremoto che però non è stata poi tumulata. La famiglia ha infatti deciso che prima di farlo attenderà un'ultima carezza dalla madre ancora ricoverata all'ospedale di Ancona.
LE BARE NELLA PALESTRA AD ASCOLI PICENO
Tra le bare c' è chi ha imprecato contro la fatalità e chi ha rimpianto di avere fatto o non fatto qualcosa la notte del terremoto che poteva evitare la morte dei loro cari. Uno dei parenti a inizio cerimonia ha anche accusato un leggero malore venendo soccorso dal personale sanitario presente. "Ditemi che cosa è meglio per voi, non possiamo decidere tutto da Roma" ha detto ai congiunti delle vittime il premier. "Dovete essere voi a dirci - ha aggiunto - se volete rimanere nei vostri territori". Sergio, uno dei parenti, gli ha chiesto di "considerare la ricostruzione una cosa personale, non politica". "Se no - ha aggiunto - tra pochi anni rischiamo di ritrovarci nelle stesse condizioni di oggi. Pescara del Tronto è implosa, sembra Aleppo. Spero che questo bagno di dolore possa aiutare anche i nostri politici".
Il rischio sismico in Italia - GRAFICO
"Ci siamo e ci saremo sempre" ha assicurato Renzi ai sindaci presenti con i loro gonfaloni. Promesse che la moglie Agnese "aiuterà" a mantenere. "Ci penserò io a ricordarglielo" ha assicurato lei stessa a una donna confortata accanto a una delle bare. Al termine del rito religioso celebrato dal vescovo don Giovanni D'Ercole le salme sono tornate ad Arquata del Tronto. Portate fuori dalla palestra dai vigili del fuoco che fino in ultimo hanno cercato di salvargli la vita. Passando in un corridoio formato dai boy scout che per tutto il giorno non hanno mollato un attimo i loro parenti. Per un ultimo triste viaggio verso Pescara e Arquata del Tronto.
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