"Un nuovo episodio di opposizione interna". Così l'Osservatore Romano liquida la pubblicazione della testimonianza dell'ex nunzio a Washington, monsignor Carlo Maria Viganò, che ha accusato il Papa, arrivando a chiederne le dimissioni, di non essere intervenuto nonostante lui lo avesse informato fin dal giugno 2013 degli abusi sessuali su seminaristi da parte dell'ex cardinale della capitale Usa, Theodore McCarrick, recentemente estromesso dal Sacro Collegio.
Poche parole, quelle del quotidiano della Santa Sede, che suggeriscono però come il documento sia da interpretare, più che per le sue presunte 'rivelazioni', come un attacco orchestrato contro la figura del Pontefice. E non il primo. Nell'editoriale sul viaggio papale in Irlanda "Gli scandali e la guarigione", il direttore Gian Maria Vian riporta la risposta data da Francesco ai cronisti durante il volo da Dublino: "'Io non dirò una parola su questo', ha detto, perché 'parla da se stesso, e voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni'". "Dimostrando così fiducia nella 'maturità professionale' dei giornalisti, secondo una linea avviata nella Chiesa al tempo del concilio e poi sviluppata nei decenni successivi, sia pure tra ombre e luci, da entrambe le parti", aggiunge Vian.
Pubblicato ieri in Italia da 'La Verità' e all'estero da siti cattolici conservatori, proprio a conclusione del già difficile viaggio in Irlanda pesantemente segnato dallo scandalo pedofilia, il testo di 11 pagine di Viganò ne ha per parecchie personalità di Curia, della vecchia e della nuova guardia, tra cui l'ex segretario di Stato Angelo Sodano, accusato di aver cercato di coprire le malefatte del fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel, o l'altro ex segretario di Stato Tarcisio Bertone, che a detta di Viganò "non aveva difficoltà a presentare insistentemente per l'episcopato candidati notoriamente omosessuali attivi", o lo stesso card. Pietro Parolin che per l'ex nunzio avrebbe anch'egli "coperto i misfatti di McCarrick", il quale viaggiava e svolgeva missioni nonostante le sanzioni inflittegli da Benedetto XVI col divieto di compiere attività e l'obbligo "di dedicarsi a una vita di preghiera e di penitenza". L'elenco di Viganò è dettagliato e se la prende anche con altri prelati di Curia a suo dire appartenenti "alla corrente filo omosessuale favorevole a sovvertire la dottrina cattolica a riguardo dell'omosessualità". Oltre che con cardinali e vescovi statunitensi, secondo lui sordi e indifferenti alle misure di Ratzinger contro McCarrick.
Con l'attacco finale, e al più alto grado della Chiesa: "papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a Cardinali e Vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti loro". Richiesta che comunque, va fatto notare, non tiene conto che proprio papa Francesco, una volta conclusa l'inchiesta dell'arcidiocesi di New York su McCarrick, che ha valutato "credibili e fondate" le accuse a carico dell'ex arcivescovo di Washington, l'ha dapprima, tramite il card, Parolin, condannato a "non esercitare più pubblicamente il suo ministero sacerdotale" e poi il 2 agosto scorso, con una decisione che non ha precedenti, privato del titolo di cardinale, in attesa della conclusione del processo canonico che potrebbe anche concludersi con la riduzione allo stato laicale. Secondo più di un osservatore, tra l'altro, dietro alla clamorosa uscita di Viganò, oltre ai risentimenti personali per la mancata carriera in Vaticano e la mancata promozione a cardinale, ci sarebbe una manovra degli ambienti più conservatori che alzano il tiro verso il Papa ormai con l'obiettivo di rinserrare le fila e misurare le proprie forze in funzione di un futuro Conclave della restaurazione.
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