"Colombia, apri il tuo cuore di popolo di Dio e lasciati riconciliare. Non temere la verità né la giustizia". L'invocazione del Papa è stato tra i momenti 'clou' dell'incontro di preghiera per la Riconciliazione Nazionale a Villavicencio, davanti a seimila tra vittime della violenza che negli ultimi decenni ha sconvolto il Paese, ex guerriglieri, ex paramilitari, poliziotti.
"Cari colombiani - ha detto -: non abbiate timore di chiedere e di offrire il perdono. Non fate resistenza alla riconciliazione che vi fa avvicinare, ritrovare come fratelli e superare le inimicizie. E' ora di sanare ferite, di gettare ponti, di limare differenze. E' l'ora di spegnere gli odi, rinunciare alle vendette e aprirsi alla convivenza basata sulla giustizia, sulla verità e sulla creazione di un'autentica cultura dell'incontro fraterno".
Momenti di forte commozione, anche per il Pontefice, si sono avuti durante le quattro testimonianze portate dagli ex guerriglieri Juan Carlos e Deisy, lui reclutato dalle Farc lei dalle Autodifese Unite di Colombia, ora impegnati in attività sociali e progetti di recupero; da Luz Dary, vittime di una mina anti-uomo, i cui segni porta ancora scritti sul corpo; Pastora Mira, più volte colpita della violenza, che ha perso familiari tra cui i due figli Sandra Paola e Jorge Anibal a causa dei paramilitari, e oggi è impegnata sulle sparizioni forzate. "Che possiamo abitare in armonia e fraternità, come vuole il Signore! Chiediamo di essere costruttori di pace; che là dove c'è odio e risentimento, possiamo mettere amore e misericordia", ha detto il Pontefice, parlando "come fratello e come padre". Francesco si è detto consapevole di trovarsi "come Mosè su una terra sacra", "irrigata con il sangue di migliaia di vittime innocenti e col dolore lacerante dei loro familiari".
Prendendo spunto dai quattro testimoni dell'epoca della guerriglia, ha ricordato che "la violenza genera altra violenza, l'odio altro odio e la morte altra morte. Dobbiamo spezzare questa catena che appare ineluttabile, e ciò è possibile soltanto con il perdono e la riconciliazione". Per il Papa "è possibile vincere l'odio, è possibile vincere la morte, è possibile cominciare di nuovo e dare vita a una Colombia nuova". Sulle storie dei due ex guerriglieri, ha rimarcato che "tutti, alla fine, in un modo o nell'altro, siamo vittime, innocenti o colpevoli, ma tutti vittime. Tutti accomunati in questa perdita di umanità che la violenza e la morte comportano".
Il Papa, nonostante "in questo grande campo che è la Colombia ci sia ancora spazio per la zizzania", ha invitato anche ad accettare e aver fiducia del "cambiamento" di chi ha vissuto storie di "violenza crudele", di chi riconosce i propri delitti, "si pente e si impegna a riparare". E toccando uno dei nodi centrali del processo di pacificazione, ha ammonito, come condizione "indispensabile", ad "accettare la verità". "La verità - ha avvertito non deve, di fatto, condurre alla vendetta, ma piuttosto alla riconciliazione e al perdono. Verità è raccontare alle famiglie distrutte dal dolore quello che è successo ai loro parenti scomparsi. Verità è confessare che cosa è successo ai minori reclutati dagli operatori di violenza. Verità è riconoscere il dolore delle donne vittime di violenza e di abusi".
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