Nove mesi, o quasi, per partorire un divorzio. Ecco le date chiave del cammino che ha condotto la Gran Bretagna dal voto pro-Brexit del referendum del 23 giugno 2016 alle soglie della notifica dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona, premessa dell'avvio dei negoziati formali con Bruxelles per il recesso dall'Ue (entro due anni, salvo proroghe):
- 23 giugno 2016: gli elettori del Regno Unito votano a favore dell'uscita dall'Ue con il 51,9% contro il 48,1%. Oltre 17 milioni di persone si pronunciano per la Brexit. Si tratta in cifra assoluta del numero piu' alto di cittadini che abbia mai votato a favore o contro qualcosa nel Paese, ma la spaccatura e profonda: Inghilterra (tranne Londra) e Galles sono in maggioranza pro-Leave; Scozia e Irlanda del Nord pro-Remain.
- 24 giugno: David Cameron, promotore del referendum, ma favorevole alla permanenza nell'Unione, si dimette da premier.
- 13 luglio: Theresa May, gia' ministro dell'Interno, e' nominata premier e proclama: "Brexit significa Brexit". Nel suo governo gli Esteri e il neonato dicastero per la Brexit sono affidati a due euroscettici, Boris Johnson e David Davis.
- 2 ottobre: Theresa May annuncia l'intenzione di attivare l'articolo 50 prima della fine di marzo del 2017 e di completare il percorso di uscita dal Club dei 28 entro marzo del 2019.
- 3 novembre: L'Alta Corte di Londra accoglie in primo grado il ricorso di un gruppo di cittadini guidato dalla donna d'affari e attivista eurofila Gina Miller che chiede d'imporre al governo un dibattito e un voto parlamentare prima di poter notificare l'articolo 50. L'esecutivo annuncia appello alla Corte Suprema contro questo verdetto.
- 17 gennaio 2017: la premier Theresa May illustra un piano in 12 punti sul distacco di Londra da Bruxelles, delineando una Hard Brexit e l'uscita del regno pure dal mercato unico europeo.
- 24 gennaio: La Corte Suprema conferma in via definitiva, con un verdetto di 8 giudici contro 3, l'obbligo di un passaggio parlamentare prima dell'avvio dei negoziati con l'Ue, dando torto al governo May. Gina Miller canta vittoria. Lo stesso giorno l'esecutivo deposita alla Camera dei Comuni uno scarno progetto di legge che lo autorizzi a procedere senza paletti a far scattare l'iter di divorzio attraverso l'articolo 50.
- 27 gennaio: Theresa May incontra a Washington il neo presidente degli Usa, Donald Trump, in cerca di una sponda nella transizione verso la Brexit e lo invita a tamburo battente a compiere una visita di Stato nel Regno Unito, con annessa accoglienza della regina, a dispetto delle polemiche.
- 1 febbraio - La Camera dei Comuni approva la legge per l'avvio della Brexit (Brexit Bill) nel testo governativo. I voti a favore sono 498, fra cui tutti i conservatori eccetto uno e tre quarti dei deputati dell'opposizione laburista, contro 114.
- 2 febbraio: Il governo presenta un Libro Bianco (White Paper) per venire incontro alle richieste parlamentari di chiarimenti sulla sua strategia negoziale in cui s'impegna comunque per il futuro, genericamente, a "una nuova partnership" con i 27.
- 1-7 marzo: la Camera dei Lord, non elettiva, approva due emendamenti alla Brexit Bill. Il primo mira a impegnare l'esecutivo a garantire fin d'ora i diritti dei 3,3 milioni di cittadini Ue gia' residenti nel regno (fra cui centinaia di migliaia di italiani); il secondo a concedere "un voto significativo" del parlamento, di fatto una sorta di diritto di veto, sul risultato dei negoziati con Bruxelles. Il governo e' contrario a entrambi, anche se assicura verbalmente che i diritti dei cittadini Ue saranno tutelati durante i negoziati in un quadro di reciprocita' con i sudditi britannici residenti nel continente. E chiede alla sua maggioranza alla Camera dei Comuni di annullarli ripristinando il testo originale della legge.
- 13 marzo: Camera Alta vara legge, governo Gb può avviare Brexit. Lord cedono su emendamenti dopo il voto dei Comuni, il governo la spunta
- 13 marzo: la Scozia risponde alla Brexit annunciando l'avvio dell'iter per cercare di arrivare a un secondo referendum sulla secessione dal Regno Unito.
- 16 marzo - La regina Elisabetta ha apposto la sua firma, il cosiddetto Royal Assent, sotto la legge varata dal parlamento che autorizza il governo britannico a notificare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona e ad avviare così i negoziati formali con Bruxelles per la Brexit, l'uscita del Regno dall'Ue. Si tratta di un atto formale che chiude definitivamente l'iter della legge, approvata lunedì a Westminster in un testo che non pone di fatto alcun vincolo negoziale all'esecutivo.
- 20 marzo - Il governo britannico annuncia che il 29 marzo il Regno Unito, a 44 anni dal suo ingresso nell'allora Comunità economica europea, procede all'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona e da lì si aprono i negoziati per lo storico 'divorzio' da Bruxelles.
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