''In pochi anni - è stato spiegato durante la presentazione - i BRICS sono diventati player global. Finita la loro fase propulsiva, però, si rivelano anche mercati difficili, spesso affollati e con un'offerta locale sempre più agguerrita''. Da qui, la necessità di andare 'oltre i BRICS', cercando di individuare quali mercati mostrino maggiore potenziale e facilità di operare per le imprese italiane. In altre parole, gli analisti hanno operato una sorta di ricognizione geografico-economica orientata al domani, da cui si apprende che, tra i 25 mercati emergenti più appetibili per il nostre imprese, ben 8 sono rappresentati da Paesi nordafricani o mediorientali. Non solo: se si parla nello specifico di aziende che producono beni di consumo, allora Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar e Marocco (insieme a Messico e Malesia) sono in particolare i più attrattivi.
I parametri presi in considerazione dai ricercatori ICE-Prometeia sono molteplici: stato di sviluppo, potenzialità dell'economia, dinamiche demografiche, Pil pro capite, ma anche livello di rischio, dazi e sistema distributivo.
Nello specifico, per quanto riguarda i beni di consumo, "la variabile considerata più rilevante è la soglia di reddito (stimata in 11.500 dollari pro capite a parità di potere d'acquisto)", vale a dire circa 9.000 euro. L'Arabia Saudita è in cima alla lista anche tra i Paesi con maggiore potenziale per gli investimenti italiani; rientrano in questa categoria pure Tunisia e Marocco. Se si parla invece di infrastrutture, "demografia e urbanizzazione guidano la crescita": e i mercati con maggiori potenzialità per l'Italia sono l'Egitto (dove si stimano oltre 80 miliardi di investimenti entro il 2020), la Nigeria e l'America Latina. "Per cogliere le opportunità presenti in questi Paesi - concludono i ricercatori - è necessario che le aziende italiane si concentrino sulle specificità merceologiche e settoriali dei singoli mercati". L'errore da non commettere, invece, è quello di "perdere la visione di sistema". Del resto, il successo del Made in Italy è "storicamente frutto di eccellenze diffuse", che hanno saputo sfruttare "il comune denominatore della qualità, con un forte effetto di traino anche per altri settori".
(ANSAmed).