(ANSAmed) - ATENE, 24 GEN - La situazione economica delle
famiglie greche continua a peggiorare a vista d'occhio secondo
una ricerca condotta dall'Istituto per le Piccole Imprese della
Confederazione Generale Professionisti, Commercianti e Artigiani
ellenici (Ime-Gsevee). Si tratta della ricerca annuale della
centrale sindacale su un campione di 1.207 nuclei familiari
rappresentativi a livello nazionale condotta in collaborazione
con la società Marc lo scorso dicembre allo scopo di registrare
le ripercussioni della crisi economica sulle famiglie greche.
Dalla ricerca è emerso che una famiglia su tre teme di perdere
la propria casa a causa dei debiti accumulati, mentre gran parte
della popolazione dichiara di non essere in grado di soddisfare
i propri impegni finanziari. Nello stesso tempo, 1,4 milioni di
famiglie hanno almeno un disoccupato in casa e di loro solo un
9,8% riceve il sussidio di disoccupazione, mentre oltre un
milione di greci non hanno alcuna garanzia per il loro lavoro.
Il 44,3% dei nuclei familiari risulta indebitato con le banche
mentre un greco su 10 si è visto sinora costretto a vendere
parte della sua proprietà per riuscire a superare la crisi.
Inoltre si teme che le recenti misure di austerità che
riguardano, tra l'altro, la tassa sugli immobili e il sequestro
dei depositi bancari in caso di mancato pagamento delle tasse,
creeranno ulteriori difficoltà per le famiglie greche.
Il 94,6% delle famiglie, secondo la ricerca, ha subito una
riduzione media del 39,47% del proprio reddito dal 2010 sino ad
oggi, con la Regione dell'Attica in prima posizione, mentre il
principale reddito di gran parte delle famiglie (48,6%) proviene
dalle pensioni. La situazione si presenta ancora più drammatica
per quanto riguarda il settore dei beni di consumo.
Il 63,7% delle famiglie dichiara di aver ridotto le spese per
l'alimentazione, il 90,3% ha tagliato le spese per il vestiario
e il 90% ha limitato quelle per i ristoranti, i locali ed il
cinema. Il 75% delle famiglie ha ridotto anche le spese per il
riscaldamento e il 36,5% ammette che ormai acquista solo
prodotti di qualità inferiore. (ANSAmed).