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Cinema: Border, l'orrore della Siria al Festival di Roma

Fuga due sorelle in film Cremonini, uno dei primi sul conflitto

12 novembre, 16:31

(di Francesca Pierleoni) (ANSAmed) - ROMA, 12 NOV - L'odissea vissuta realmente nel 2012 da due sorelle siriane, nel tentativo di scappare dal loro Paese travolto dalla guerra civile, viene raccontata nell'esordio alla regia di Alessio Cremonini, 'Border', presentato in prima mondiale al Festival di Toronto, e al debutto oggi fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma. Girato con soli 60mila euro, è uno dei primi film di fiction realizzati sul conflitto siriano (sempre a Toronto c'era anche Ladder to Damascus di Mohamad Malas).

Assistente alla regia di Scola in 'La cena', e coautore della sceneggiatura dell'esordio alla regia di Saverio Costanzo, 'Private', Cremonini ha deciso di trovare una storia adatta per parlare della guerra in Siria ''dopo aver visto foto terribili di ciò che sta succedendo là. L'Occidente, con la sua indifferenza, sta cancellando una tragedia umanitaria, anche per l'incapacità dei media di raccontarla. L'indignazione mi ha spinto a parlarne'. D'altronde, ricorda, ''il conflitto ha già causato 100 mila vittime, 2 milioni di profughi esterni e 6 milioni di profughi interni''.

Il film, girato in arabo per gran parte nei boschi della Sabina ('la scelta di lavorare a basso budget è stata volontaria, volevo massima libertà, anche creativa'') ha riproposto sul set il dramma della guerra in corso. I protagonisti, alla loro prima esperienza da attori - la diciottenne Sara El Debuch, Dana Keilani, nella vita architetto d'interni, e Wasim Abo Azan (classe 1981) - sono nati in Siria ma vivevano in Italia da anni, e hanno gran parte della famiglia ancora nel loro Paese. ''Wasim in realtà ha dovuto da poco lasciare l'Italia, perché non gli hanno rinnovato il passaporto e ora è in un altro Paese europeo dove ha chiesto asilo - spiega Cremonini -. Inoltre la mia cosceneggiatrice Susan Dabbous era fra i giornalisti in Siria rapiti e liberati insieme a Amedeo Ricucci''.

Sara El Debuch, che in Italia è studentessa in un istituto superiore, ormai riesce a comunicare con i parenti in Siria, solo attraverso internet: ''Mi dicono che per loro il rumore dei missili ormai è quotidiano come il cinguettio degli uccelli - spiega -. Questo film su quello che sta succedendo vale più di 20 manifestazioni''.

Nella storia, Fatima (El Debuch) e Aya (Dana Kelani) le due sorelle, profondamente religiose, tanto che indossano il niqab (il velo che lascia scoperti solo gli occhi) sono costrette a scappare dalla loro città, Baniyas, quando arriva la notizia che il marito di Fatima sta per disertare dall'esercito per combattere a fianco dei ribelli. Muhammad, arrivato per aiutarle, consiglia loro di andare in Turchia da una parente, per non rimanere vittime delle rappresaglie della shabiha (la sanguinaria milizia che appoggia il governo). Le due ragazze vengono affidate a Farid, che ha il compito di portarle oltre confine, ma le circostanze le porteranno a dover compiere il viaggio con Bilal (Wasim Abo Azan), ex membro della shabiha in fuga dopo aver rivelato ai ribelli che l'avevano catturato i nomi di altri miliziani.

Il film, prodotto da Francesco Melzi D'Eril e Gabriele Moratti, ha tra i produttori associati anche Victoria Cabello: ''Visto il momento che viviamo, abbiamo deciso di non chiedere un soldo allo Stato - dice Cremonini -. Francesco allora ha coinvolto persone che pensava potessero avere la sensibilità per investire su un film che trattasse questo tema. Victoria è una di queste''. (ANSAmed).

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