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Migrante ucciso, la protesta dei braccianti della tendopoli a San Ferdinando

Intanto proseguono senza sosta le indagini dei carabinieri. Ieri il corteo di rabbia e dolore dei maliani

E' stato il giorno della rabbia e della protesta quello di lunedì 4 giugno a San Ferdinando, tra i migranti della vecchia tendopoli dove, nel periodo invernale, arrivano a vivere in condizioni disumane, anche 2-3000 persone. L'omicidio di Soumaila Sacko, il maliano 29enne sindacalista Usb ucciso sabato sera a colpi di fucile nella vicina San Calogero (Vibo Valentia) ha provocato la reazione del popolo che vive nella tendopoli. E così, - dopo due cassonetti incendiati nella notte e rovesciati davanti all'ingresso per bloccare l'accesso alle auto - decine di connazionali della vittima sono usciti dalla baraccopoli presidiata dalle forze dell'ordine avviandosi verso il Comune di San Ferdinando scandendo slogan come "verità", "giustizia", "schiavi mai" e "Soumaila, uno di noi" e mostrando foto del giovane maliano ucciso.

#colpadiSalvini. Con questo hashtag il ministro dell'Interno Matteo Salvini commenta in un tweet un articolo del Giornale sulla vicenda del bracciante maliano ucciso in Calabria, titolato: "Rivolta dei migranti contro Salvini: 'razzista, tua pacchia è finita'".

"Siamo persone, non animali, ma ci uccidono come animali" hanno detto in coro alcuni manifestanti. All'inizio della marcia non sono mancati momenti di tensione, quando una pattuglia della polizia si è trovata nel mezzo del corteo, finendo colpita con pugni sul cofano. Poi la situazione è tornata relativamente tranquilla ed i manifestanti sono arrivati in Comune dove una delegazione è stata ricevuta dal sindaco Andrea Tripodi, e dal vicario della Questura di Reggio Calabria Gaetano Cravana. "Basta tendopoli, vogliamo delle case" è stata la richiesta ai rappresentanti delle Istituzioni, ai quali è stato sollecitato anche un incontro con il ministro del lavoro, con il Prefetto, i sindaci del territorio e la Regione per "avviare insieme un progetto di accoglienza". Ed il prefetto Michele di Bari, accompagnato dal questore Raffaele Grassi e da ufficiali dei carabinieri e della Guardia di finanza, li ha incontrati, ringraziandoli anche per avere mantenuto la protesta tutto sommato pacifica. Oltre all'invito a evitare la violenza, di Bari ha voluto sottolineare che "a San Ferdinando e nella Piana non partiamo da zero" e che il prossimo obiettivo "è abbattere la baraccopoli perché è un non luogo e perché l'accoglienza deve andare di pari passo con il rispetto della legalità".

Non sono mancati gli attacchi al neo-ministro dell'Interno Matteo Salvini, criticato anche dal Pd per non essere intervenuto sulla vicenda. "A Salvini vogliamo dire che la pacchia è finita per lui, perché per noi la pacchia non è mai esistita" ha detto Ababacur Sauomaoure, dell'esecutivo nazionale Usb, giunto dalla Puglia. "Soumaila - ha scandito poi - aveva una figlia di 5 anni. Era impegnato nella lotta allo sfruttamento e lavorava per un salario di tre euro l'ora. Era un uomo, un lavoratore, un sindacalista. E' stato assassinato". E la caccia all'assassino prosegue. I carabinieri della Compagnia di Tropea (Vibo Valentia), sono alla ricerca della Fiat Panda vecchio modello bianca dalla quale - ha raccontato uno dei due maliani rimasti feriti - è sceso un uomo bianco che ha sparato quattro colpi di fucile a pallettoni. Uno dei quali è stato fatale per Soumaila.

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