Protesta oggi pomeriggio a Cosenza
di un gruppo donne contro la decisione adottata dal commissario
ad acta della Sanità, Saverio Cotticelli, che vieta le
prestazioni chirurgiche per il trattamento del tumore della
mammella in tutte quelle strutture che non rientrano nella Rete
oncologica regionale e, quindi, agli ospedali privati
convenzionati.
"Noi donne - ha detto una delle manifestanti - abbiamo il
diritto di scegliere dove operarci. Questa situazione è assurda,
perché con questo decreto si allungano le liste di attesa e si
incentiva la migrazione sanitaria. Il tumore alla mammella
necessita di una tempistica certa nella sua cura e con
l'adozione di questo decreto non è più possibile".
Le donne affette da tumore al seno si sono ritrovate dinnanzi
una nota struttura ospedaliera privata che nel tempo si è
specializzata per la cura del tumore al seno, ottenendo
risultati importati a beneficio delle pazienti oncologici.
In Calabria, sono soltanto tre le aziende ospedaliere
inserite nella Rete Oncologica Regionale: il Pugliese-Ciaccio ed
il Mater-Domini di Catanzaro e l'Annunziata di Cosenza. A
queste, si aggiunge l'Hub Azienda ospedaliera Bianchi
Malacrino-Morelli di Reggio Calabria con la riserva di valutare
il volume finale ed il trend, entro la fine del 2020 per
confermare o revocare l'autorizzazione.
Il numero delle strutture e di chirurghi è decisamente
insufficiente rispetto alla domanda di sanità. "Le procedure -
aggiunge una paziente- indicano che entro un mese dalla
conclusione del ciclo chemioterapico, la persona affetta da
tumore al seno debba essere operata. Con questo decreto non sarà
più possibile, perché le liste di attesa si sono allungate
enormemente. Qui si tratta di vivere o morire e tutto ciò é
assurdo. Ci costringono ad andare fuori regione, con tutte le
spiacevoli aggiunte di costi e problemi per le nostre famiglie".
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