"Bisogna difendere la diversità
perché la cultura dell'altro ci aiuta a rivisitarci
criticamente". A dirlo è stata Luciana Castellina nella sua
lectio magistralis 'La mia vita a sinistra è, ancora, la
scoperta del mondo', tenuta di fronte al pubblico del Premio
Sila '49 e svoltasi a Cosenza. Castellina ha ricevuto il premio
alla carriera.
"Ricordo ancora - ha raccontato - di quando negli anni
Sessanta venni arrestata e rimasi in prigione per oltre due
mesi. La mia colpa? Aver preso parte a una manifestazione a Roma
degli operai edili e aver cercato di aiutarne uno. In cella mi
arrivò la lettera di mia figlia che all'epoca aveva 8 anni:
Lucrezia mi scriveva che la sua maestra le chiese perché la
madre prendesse i poliziotti a ombrellate e la piccola rispose
che non poteva essere vero, la sua mamma non possedeva
ombrelli".
"Leggevo Salgari - ha detto la cofondatrice de 'Il
Manifesto' e poi direttrice di 'Liberazione' - perché così
potevo viaggiare dappertutto; ma il viaggio più appagante l'ho
fatto tramite la porta del Pci, che ha appagato la mia
curiosità". Castellina - spiega una nota - ha parlato dei suoi
incontri con Sartre e Simone de Beauvoir, la partecipazione al
primo raduno di giovani dopo il secondo conflitto mondiale, a
Praga nel 1947. E, ancora, i viaggi attraverso i film, "quelli
di Pier Paolo Pasolini e dei registi neorealisti", che, al pari
del Partito, le hanno insegnato "a crescere, a comprendere che
si può cambiare soggettivamente e passare dall'essere meri
sudditi a cittadini protagonisti".
Di se stessa, autrice di molte opere, ha detto: "Non sono
una scrittrice, quanto una giornalista che scrive articoli un
po' troppo lunghi".
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