ROMA - Grazie a una 'capriola' che le fa cambiare direzione e sprofondare fino a 1000 metri di profondità, le correnti oceaniche distribuiscono e immagazzinano nei mari del mondo il 20% della CO2 presente negli oceani e prodotta dall'uomo. Svolgono così un ruolo cruciale nella redistribuzione di uno dei principali gas che contribuiscono all'effetto serra, con significative conseguenze sul clima globale. Lo indica la ricerca pubblicata su Scientific Reports, dal gruppo internazionale coordinato da Daniele Iudicone, della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, che per la prima volta ha stimato la quantità di anidride carbonica che viene spostata in fondo ai mari dalle correnti.
Le simulazioni al computer
Condotto grazie ad osservazioni e simulazioni al computer, lo studio fornisce nuovi strumenti anche per prevedere l'impatto futuro sul clima della CO2 prodotta dall'uomo. Tra il 2005 e il 2014, l'attività umana ha rilasciato in atmosfera quasi 10 miliardi di tonnellate di carbonio in media all'anno, di cui un circa un terzo è stato assorbito dagli oceani, riducendo così l'impatto sul clima. ''Abbiamo scoperto che il 20% di questo terzo è ridistribuito dalle correnti'' ha spiegato all'ANSA Iudicone. Perché, ha aggiunto, le correnti, compresa quella del Golfo, 'spostano' la CO2 e la affondano alla profondità compresa fra 400 e 1000 metri. Questo succede perché le correnti funzionano come 'nastri trasportatori' che continuamente spostano l'acqua orizzontalmente e verticalmente.
La capriola
Dalle regioni tropicali le correnti si muovono verso quelle polari e quando si raffreddano diventano più pesanti, così sprofondano e tirano giù anche la CO2 assorbita. ''Fanno una sorta di 'capriola' - ha spiegato Iudicone - che le fa cambiare direzione e le fa tornare verso le zone tropicali. Abbiamo calcolato che in media ogni secondo 20 milioni di metri cubi di acqua fanno questo capitombolo''. La CO2 resta intrappolata negli strati profondi dell'oceano per un periodo compreso tra 10 e 100 anni e quando gli strati riemergono in superficie viene liberata di nuovo in atmosfera. Tuttavia questo riduce temporaneamente l'impatto sul clima delle emissioni del gas.