"Il regime giuridico del servizio idrico deve garantire l'integrale copertura dei costi e a tale copertura deve seriamente concorrere un equo ma congruo esborso economico a carico del singolo utilizzatore. Risulta dunque da escludere un regime di generale "gratuità" per l'uso dell'acqua". Lo ha detto mercoledì il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, illustrando il Commissione Ambiente del Senato il disegno di legge sulla gestione pubblica dell'acqua.
Per il ministro "l'ipotesi di garantire alla generalità della popolazione l'accesso gratuito ad un quantitativo minimo vitale di acqua avrebbe un impatto economico finanziario sul sistema, stimato in circa 2 miliardi di euro annui, elevatissimo. Tale ipotesi appare critica, stanti le scarse disponibilità finanziarie". Queste secondo Galletti sono concentrate sulla depurazione (per superare le procedure di infrazione comunitarie) e sulla riduzione delle perdite. Per il ministro il disegno di legge si basa sul "fondamentale principio dell'Unione europea del 'chi inquina paga' o 'chi usa paga'. Una normativa non in linea con il menzionato principio sarebbe in contrasto con il diritto dell'Unione europea".
Il disegno di legge prevede una deroga a questo principio, il cosiddetto "quantitativo minimo vitale" (già garantito al momento da un decreto governativo del 2016). Questo, ha spiegato Galletti, prevede che "sia garantita, quale diritto fondamentale di ciascun individuo, l'erogazione gratuita di 50 litri al giorno a ciascun individuo. Tale quantitativo minimo non può essere assicurato alla generalità, ma occorre che la fornitura a carattere sociale sia assicurata a chi ne ha davvero bisogno".
Questa garanzia ha un costo di 130 milioni di euro all'anno, secondo il ministro "sostenibile".