Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono composti chimici che rendono le superfici trattate impermeabili all'acqua, allo sporco e all'olio. Vengono adoperate per numerosi prodotti come per esempio impermeabilizzanti per tessuti, pelli e carta oleata oppure tappeti, divani, sedili delle auto e contenitori per alimenti.
Ma l'utilizzo più noto è probabilmente quello che se ne fa come rivestimento antiaderente delle pentole e dei tessuti impermeabilizzanti e tecnici.
Legambiente in un rapporto spiega come "a livello medico i Pfas siano riconosciuti come cancerogeni e responsabili di una serie di altre gravi patologie". In Veneto - viene osservato - la contaminazione delle acque superficiali e le acque di falda da Pfas ha come "principale fonte" lo scarico industriale. La scoperta dell'inquinamento in corso - osserva Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto - è avvenuta a seguito di uno studio del Cnr: i ricercatori nel 2013 evidenziavano come le elevate concentrazioni di Pfas destassero 'preoccupazione dal punto di vista ambientale e un possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevevano quest'acqua".
L'area interessata si estende tra le province di Vicenza, Verona e Padova; la falda da cui si preleva l'acqua serve una popolazione di circa 400 mila abitanti. "E' qualcosa che non dovrebbe essere presente nell'acqua e tanto meno nel sangue delle persone come invece è emerso - rileva Lazzaro - e tra l'altro potrebbe non essere soltanto nell'acqua che si beve ma la situazione preoccupa anche per la possibilità che possa trovarsi negli alimenti. Dal punto di vista sanitario l'allarme - prosegue - è in itinere con un piano di monitoraggio sui cittadini dai 14 ai 65 anni; mentre sul fronte ambientale siamo assolutamente fermi: non si interviene ne' dal versante giudiziario ne' con le bonifiche". Tra le possibili soluzioni, conclude Lazzaro, quella di "spostare la presa dell'adduzione dell'acquedotto".