Gli effetti diretti del riscaldamento globale su fiumi e laghi sono inondazioni, siccità e riduzione dei periodi di navigabilità. Gli effetti indiretti sono morti, distruzione di case e infrastrutture, riduzione della produzione agricola, cibo più scarso e caro, fame, malattie.
Per fronteggiare le conseguenze del cambiamento climatico, servono però interventi nuovi. Non più dighe e cemento, ma l'esatto opposto. Alvei e pianure alluvionali liberati da costruzioni, dove le piene possono sfogarsi. Foreste lungo le sponde, per smorzare le inondazioni e fermare la desertificazione.
La costruzione di questi "argini verdi" ai cambiamenti climatici su fiumi e laghi è l'impegno che si assumeranno i firmatari di un documento che sarà presentato al convegno internazionale "I grandi fiumi del mondo si incontrano", organizzato a Roma dal Ministero dell'Ambiente dal 23 al 25 ottobre. La "Dichiarazione sulle soluzioni naturali per la gestione dell'acqua a fronte del cambiamento climatico" è stata preparata da Marrakech Partnership, Global Alliances for Water and Climate e Partenariat francais pour l'eau.
Il documento sarà presentato ai partecipanti al convegno, un centinaio di delegati in rappresentanza dei 47 principali bacini idrografici del mondo e di istituzioni finanziarie internazionali. Quindi sarà portato alla Conferenza Onu sul clima di Bonn a novembre, la Cop23, insieme all'altro documento che sarà approvato al convegno romano, la "Dichiarazione di Roma" su acqua e clima.
"Il nostro evento ha raccolto per la prima volta al mondo i gestori di tutti i principali fiumi e laghi - commenta l'organizzatore del summit, Walter Mazzitti -. Già questo è un grande successo. Molti di questi gestori hanno raccontato di sentirsi isolati, di non sapere dove trovare aiuto e consiglio di fronte ai loro problemi. La prima necessità emersa dal convegno è quella di condividere le conoscenze e le buone pratiche. Servono centri di informazione in grado di far girare dati, esperienze, soluzioni".