ROMA - Nel mondo 4 persone su 10 non hanno ancora acqua a sufficienza, ma basterebbe ripensare il modo di produrre il cibo per migliorare la situazione. E' quanto sostiene la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn), in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua del prossimo 22 marzo.
Oltre il 90% dei consumi idrici, infatti, è riconducibile all'agricoltura e alla produzione di cibo, fa sapere la Fondazione, ma adottando diete sostenibili, ad esempio scegliendo le proteine vegetali anziché quelle animali, è possibile ridurre l'impatto sulle risorse idriche. Basti pensare che servono 2.312 litri di acqua per produrre una porzione di carne rossa da 150 grammi, 477 litri per 150 grammi di formaggio, 130 litri per un panino da 100 grammi e 50 litri per un pomodoro.
Ma l'impatto dell'agricoltura sull'uso di acqua cambia da un Paese all'altro; per quanto riguarda, in particolare, l'utilizzo attingendo da fiumi e corsi d'acqua sotterranei, si passa da percentuali molto basse come in Svezia o Canada, rispettivamente con 0,1% e 0,2%, a Paesi come gli Emirati Arabi, dove si arriva al 2.208%. L'Italia si posiziona abbastanza bene, con il 6,7%.
Secondo la Fondazione poi, Etiopia, Australia e Colombia sono i più virtuosi nella gestione delle risorse idriche utilizzate in agricoltura, grazie a diverse iniziative messe in campo per il riciclo e il prelievo, tra i più bassi.
"Adottare una dieta di tipo mediterraneo - spiega Marta Antonelli Responsabile del Programma di Ricerca della Fondazione Bcfn - può aiutarci a ridurre la nostra impronta idrica di più di 2 mila litri di acqua al giorno a persona rispetto a una dieta di tipo 'occidentale' e a portare benefici alla nostra salute".