E' soprattutto al nord che si evidenzia l'Italia "assetata" dal gran caldo dell'estate 2018: i laghi Maggiore e Garda sono sotto la media del periodo mentre in Emilia Romagna le disponibilità idriche negli invasi si sono dimezzate in un solo mese; ma è in Friuli Venezia Giulia che emerge il "rischio siccità". Lo afferma l'Anbi (Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) e in particolare il Consorzio di bonifica pianura friulana annunciando "problemi di approvvigionamento idrico, legati alla perdurante siccità nella zona montana".
La situazione "desta notevole preoccupazione" per "l'andamento delle portate del fiume Tagliamento e del torrente Torre, principali fonti di alimentazione della rete di canali" del territorio del medio Friuli (oltre 44.000 ettari irrigati) dove, "oltre a garantire l'irrigazione, apportano benefici ambientali e paesaggistici".
In particolare, "le precipitazioni nei mesi di giugno e luglio si sono attestate al 40% delle medie del periodo", con "temperature estremamente elevate nel mese di maggio (più 2,5 gradi per la media mensile)". Non è invece preoccupante "il livello delle falde freatiche, che si mantiene su valori prossimi alle medie del periodo". Nel caso continuasse "la situazione di deficit idrico l'ente consorziale prevede di attuare misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua" per l'irrigazione. "Se finora - osserva Francesco Vincenzi, presidente di Anbi - tali misure non si sono rese necessarie, è grazie anche all'attuazione del programma di investimenti pubblici, stanziati dopo le annate 2003 e 2006, attraverso i quali vasti territori sono stati oggetto di conversione irrigua garantendo un risparmio idrico pari a circa il 50%".