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Utilitalia, comparto servizi pubblici pesa 10,5 mld di valore aggiunto

Report sostenibilità, finanziariamente sano, investimenti a 3 mld

Redazione ANSA ROMA

 Il comparto dei servizi pubblici è "finanziariamente sano" capace di generare "investimenti per oltre 3 miliardi di euro e utili per oltre 1,5 miliardi", e un "valore aggiunto pari a 10,5 miliardi di euro". Utilitalia (la Federazione che riunisce quelle aziende, che si occupano di acqua ambiente e energia) lancia così 'Misurarsi per migliorarsi', il primo rapporto di sostenibilità delle aziende associate (tra cui Hera, Iren, Acea, A2a, Smat) curato con la collaborazione della Fondazione Utilitatis, e presentato oggi a Roma in occasione dell'Assemblea generale della Federazione.
    Promozione delle buone pratiche, crescita infrastrutturale, innovazione e ricerca, sviluppo sostenibile, sono questi i capisaldi dei bilanci 'verdi' delle aziende dei servizi pubblici. Il rapporto ha censito 300 indicatori (economico-finanziari, tecnici, commerciali e di governance, entrando anche nello specifico dei comparti acqua, energia e rifiuti) e la ricerca è stata effettuata tra giugno e settembre su 127 aziende che complessivamente rappresentano l'88% dei lavoratori del sistema.
    I dati raccontano che la ricchezza prodotta dalle utility è reinvestita dalle imprese nel servizio idrico per 1,5 miliardi (il 49% del totale), nello sviluppo e ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica e gas per 665 milioni (il 21% del totale), nei servizi ambientali per 290 milioni (il 9% del totale) e in attività di ricerca e sviluppo per 81 milioni (il 2,5% del totale).
    Ammonta ad oltre 9 miliardi il valore delle gare pubbliche effettuate nel 2017. Dei 10,5 miliardi di valore aggiunto, il 40% dei quali distribuito ai lavoratori sotto forma di retribuzioni e altri compensi (circa 4 miliardi complessivi); il valore aggiunto distribuito agli azionisti (soggetti pubblici per oltre l'80%) è pari ad oltre 871 milioni (8,3%) e alla pubblica amministrazione - comprensiva di tasse sul reddito e canoni per l'uso di reti e aree - per 1,3 miliardi (12,2%).

Le utility - continua il report - si caratterizzano per l'impiego di forza lavoro quasi esclusivamente a tempo indeterminato (oltre il 97%), con attività di formazione e potenziamento delle competenze che coinvolge l'82% dei lavoratori totali. Molto diffuse le certificazioni legate ai processi e all'organizzazione: l'80% del totale adotta sistemi di gestione per la qualità (ISO 9001), il 58% sistemi di gestione ambientale (ISO 14001) e il 47% sistemi per la gestione della salute e sicurezza dei lavoratori. Ancora modesta la presenza di donne nei consigli di amministrazione delle utility censite (29% del totale dei consiglieri) e tra i dirigenti (14%). Pur a forte prevalenza maschile - in particolare nelle qualifiche operaie - è "verosimile un aumento dell'occupazione femminile tra gli impiegati". Secondo il report di Utilitalia, è diffusa tra le aziende la rendicontazione non finanziaria: 34 i bilanci di sostenibilità, corrispondenti al 76% del valore della produzione rappresentata. Nel 94% dei casi, il bilancio di sostenibilità viene approvato dal Cda o da altri organi amministrativi, e nel 76% dei casi presentato all'assemblea dei soci. E' pari rispettivamente al 64% e all'80% la quota di energia elettrica e di calore prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, corrispondenti a 22 milioni di tonnellate di CO2 evitate. Superiore al 96% la quota di campioni di acqua potabile risultata conforme, distribuita attraverso una rete geo-referenziata nell'86% della sua lunghezza complessiva (pari a 273 mila km). Sono dell'85% la quota di fanghi di depurazione destinata al recupero, con un 5,4% destinato alla produzione di biogas. La raccolta differenziata svolta dalle utility censite è pari al 55,2% dei rifiuti prodotti e pari al 49,5% la quota destinata al recupero di materia.


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