Governance fragile, inefficace e inesperta, frammentazione e carenza di operatori industriali. Questi i punti principali alla base dei ritardi del servizio idrico nel Mezzogiorno, secondo l'approfondimento del Laboratorio Ref ricerche dedicato al divario tra Nord e Sud Italia nel servizio idrico; rapporto da cui emerge la "divisione in due" del nostro Paese e che il Meridione, "salvo alcuni casi, è costretto a convivere con gravi inefficienze e continue emergenze".
Diversamente dal resto d'Italia - viene spiegato - "chi abita nelle regioni del Sud mostra una forte insoddisfazione" per la qualità del servizio idrico: sia per le caratteristiche organolettiche dell'acqua sia per la distribuzione (per esempio bassa pressione e interruzioni); tra le regioni "più disagiate, Calabria e Sicilia", dove in alcuni casi più di un cittadino su due non si fida di bere l'acqua del rubinetto.
Simbolo del divario sono le perdite nella rete, che arrivano a toccare la media del 51,3% nella macro-area geografica del Sud e delle Isole; ma esemplare è anche la rete fognaria e la depurazione, tanto che su un totale di 1.122 agglomerati urbani di reti di fognatura o dove le acque non vengono adeguatamente depurate, 761 (il 67,8%) si trovano nel Mezzogiorno. Le regioni dove si riscontrano le maggiori criticità sono Sicilia (263 agglomerati) e Calabria (190 agglomerati).
In questi territori "le reti fognarie e gli impianti di depurazione, dove presenti, sono prevalentemente gestiti direttamente dagli enti locali. Le gestioni dirette degli enti locali possono dunque essere indicate come la principale causa del ritardo e del danno ambientale".