Metà delle spiagge italiane sono date in concessione agli stabilimenti balneari. Un altro 8% di spiagge è inquinato e non balneabile. Le spiagge libere e balneabili si riducono quindi al 42%. A dirlo è il nuovo rapporto Spiagge di Legambiente, che come ogni anno fotografa la situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere del Belpaese.
Legambiente ha messo assieme i dati del Ministero delle Infrastrutture, di Regioni e Comuni, e ha analizzato foto aeree per stilare una classifica dei primi dieci Comuni costieri con la maggiore occupazione di spiagge in concessione: Alassio (SV), Jesolo (VE), Forte dei Marmi (LU), Rimini, Lido di Ostia (Roma), San Benedetto del Tronto (AP), Alba Adriatica (TE), Pozzuoli (NA), Giardini Naxos (ME) e Mondello (Palermo).
Dai dati 2020 del portale Acque del Ministero della Salute, elaborati da Legambiente, il 7,8% dei tratti sabbiosi in Italia è sottratto alla balneazione. Di questa percentuale, circa 90 km sono interdetti alla balneazione per inquinamento: in special modo in Sicilia, Calabria e Campania, che da sole contano circa 73,5 km sui 90 complessivi. Poi ci sono altri 169,04 i chilometri di costa sabbiosa "abbandonati", ossia aree in cui ricade la foce di un fiume, di un torrente o di uno scarico e che non vengono campionate.