Dopo due secoli di scetticismo i biologi hanno dovuto rendere merito all'osservazione del naturalista Alexander von Humboldt che nel XVIII secolo in Sudamerica aveva descritto un attacco delle anguille elettriche a una mandria di cavalli, un attacco tanto potente da portare alla morte alcuni animali. Un simile comportamento dell'anguilla elettrica, o elettroforo, che attacca le sue prede generando scariche elettriche per paralizzarle, non era stato più osservato. Almeno fino ad oggi. Kenneth Catania, ricercatore della Vanderbilt University di Nashville, Usa, è riuscito a dimostrare che questi animali saltano fuori dall'acqua quando conducono i loro attacchi e che, mentre saltano, aumentano il voltaggio della scossa elettrica. Lo ha scoperto per caso l'anno scorso, notando che alcune anguille elettriche saltavano fuori dall'acqua per attaccare la rete con cui erano state catturate. Così ha deciso di studiare meglio questo comportamento e in uno studio pubblicato su Pnas - con un video condiviso anche su YouTube - è riuscito a documentare che più l'anguilla elettrica esce dall'acqua, più i suoi attacchi diventano potenti: in un caso si è passati da 10 a 300 volt. Questo, spiega il ricercatore, consente all'anguilla elettrica di dare una scossa più potente a un eventuale animale terrestre parzialmente sommerso in acqua che invade il suo territorio e di colpirne una maggiore quantità di corpo.