Lo scandalo del Tempio delle Tigri non è che la punta dell'iceberg di un "business" che in Thailandia tiene in cattività e in pessime condizioni oltre ottocento esemplari di questi grandi felini ad uso dei turisti e dei loro "selfie". La denuncia arriva da un rapporto pubblicato da World Animal Protection in vista della Giornata internazionale delle tigri che si celebra il 29 luglio. L'organizzazione evidenzia il boom di una vera e propria industria commerciale che in Thailandia coinvolge le tigri: dalle 623 tenute in cattività nel 2010 in varie strutture si è passati a 830 tigri di inizio 2016. Un aumento dovuto principalmente alla richiesta dei turisti. Di qui il rinnovo della petizione online per chiedere a TripAdvisor, piattaforma per i viaggi online, di fermare la vendita di biglietti e la promozione di simili attrattive.
Il rapporto sottolinea anche le condizioni crudeli in cui versano le tigri in Thailandia: cuccioli separati dalle madri a 2-3 settimane di vita, tigri punite con la violenza e la privazione di cibo. Dopo il Tempio delle Tigri, da poco sgomberato, è il Sriracha Tiger Zoo di Pattaya ad avere il maggior numero di tigri in cattività e con le condizioni peggiori. L'istituzione del Tiger Day ammonisce che di questo passo entro cinque anni le tremila tigri che vivono in natura scompariranno. "Ci troviamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa delle specie animali", spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona) che ospita una coppia di tigri siberiane, "e sui parchi zoologici del mondo grava la responsabilità di conservare il patrimonio genetico di moltissime specie che in natura vedono la propria fine". Se deforestazione e caccia continueranno a minare la sopravvivenza delle tigri, prosegue Zaborra, "l'unico strumento che avremo a disposizione sarà la reintroduzione in natura di esemplari allevati nei parchi zoologici".