(ANSA) - ROMA, 19 AGO - Nelle isole fino a tre quarti dei vertebrati in pericolo di estinzione potrebbero salvarsi con il controllo e l'eliminazione mirata di specie "invasive". A questa conclusione arriva uno studio dell'Università di Santa Cruz, California, pubblicato su Nature Communications.
Gli scienziati hanno osservato che 8 estinzioni su 10 sono avvenute nelle isole, principalmente a causa della presenza di mammiferi "invasivi". E attualmente il 40% delle specie considerate a rischio nel mondo vive in isole. Il 45% dei vertebrati minacciati scomparirà senza interventi di conservazione. La ricerca ha evidenziato che sono poche le specie invasive responsabili per la maggior parte dei danni. Si tratta di ratti, gatti, maiali, manguste e donnole. I ricercatori hanno usato i dati per stimare i benefici del controllo o dell'eliminazione di specifici "invasori", affermando che azioni mirate di eradicazione di mammiferi invasivi possono evitare dal 41 al 75% delle estinzioni previste.
Non è un caso che diverse isole nel mondo abbiano adottato dei piani per il contenimento e l'eliminazione di animali invasivi che hanno decimato specie autoctone. L'Australia, non senza polemiche, un anno fa ha dichiarato guerra ai gatti selvatici puntando ad eliminarne 2 milioni in cinque anni (per salvare 20 specie di mammiferi, altrettante di uccelli e 30 specie di piante). Più recentemente la Nuova Zelanda ha affermato che entro il 2050 vuole liberarsi di predatori "invasivi", come opossum, ratti, donnole, che minacciano la sopravvivenza di specie native come l'uccello kiwi, mentre l'isoletta caraibica di Redonda (parte di Antigua e Barbuda) ha avviato un piano per rimuovere capre e ratti.(ANSA).