È prevista per marzo 2017 la seconda missione di ricercatori italiani in Mongolia per studiare e contare i leopardi delle nevi. A tornare sui Monti Altai è un team del Museo delle Scienze di Trento (Muse), guidato dal curatore della sezione biodiversità Francesco Rovero. L'annuncio è arrivato nell'ambito del VII Convegno della ricerca scientifica nei parchi e nelle aree protette in corso fino a domani al Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona), che ha confermato il suo sostegno alla spedizione.
"Minacciati di estinzione a causa della perdita di habitat, il numero di leopardi delle nevi che sopravvivono in natura non è ancora stato individuato con certezza", spiega Francesco Rovero. Si stima la presenza di "circa 4 mila esemplari", aggiunge, ma "meno del 15%" del territorio di distribuzione "è coperto da ricerca scientifica e, se vogliamo salvarli dall'estinzione, è necessario conoscerne le condizioni". Rovero guidò la prima spedizione di ricercatori italiani in Mongolia nella primavera del 2015: il suo team in tre settimane campionò 600 chilometri quadrati, posizionando 49 fototrappole e toccando i 3.200 metri di quota. "Nel 2017 ci sposteremo ad est", anticipa il ricercatore, "aumentando la superficie da campionare a mille chilometri quadrati e il numero delle foto trappole a 60, fino a raggiungere i 4 mila metri di quota".
Quello relativo ai leopardi delle nevi è uno dei 16 progetti di conservazione all'attivo del Parco Natura Viva.
Nell'ambito del convegno è stato presentato anche lo studio realizzato dal Parco insieme all'Università di Torino sui lemuri del Madagascar, in particolare sull'indri, minacciato di estinzione, il più grande e l'unico in grado di "cantare". Pubblicato su "Frontiers in human neuroscience", lo studio ha preso in esame i "canti" emessi dagli indri, al fine di conoscerne il comportamento e le necessità. Con l'obiettivo di migliorarne gli sforzi di conservazione.