Sono centinaia i leopardi delle nevi - specie minacciata da estinzione - uccisi ogni anno sulle montagne dell'Asia, a un ritmo di almeno 4 alla settimana. Lo riferisce un rapporto della Ong Traffic, supportato dal Wwf, in vista del summit odierno dell'Onu sul tema e della Giornata internazionale dedicata al grande felino che si celebra domenica 23 ottobre.
In natura, sottolinea l'organizzazione, vivono forse meno di 4 mila esemplari: dal 2008 ogni anno ne vengono uccisi illegalmente tra 221 e 450. Tuttavia si tratta di numeri sottostimati perché molte uccisioni in aree remote non vengono nemmeno registrate. La maggiore parte dei leopardi delle nevi muore per mano degli allevatori in difesa dagli attacchi al bestiame (55%) o perché cade in trappole non necessariamente destinate a questa specie (18%). Il 21% è cacciato per il commercio illegale di pellicce, ma spesso vengono vendute anche le pelli di leopardi abbattuti per altri motivi. Il 90% delle uccisioni è registrato in Cina, Mongolia, Pakistan, India e Tagikistan. Traffic lancia un appello per una cooperazione internazionale di contrasto più forte, oltre che per regimi assicurativi per gli allevatori e per la prevenzione di attacchi al bestiame, ad esempio con recinti a prova di leopardo. Più sforzi, sottolinea la Ong, vanno riposti anche nel monitoraggio di internet e social network visto che i trafficanti si stanno spostando online per aggirare i controlli. In 'vetrina' sul web sono finite solo le pelli ma anche artigli e denti di leopardo per presunte proprietà mediche.
A marzo 2017 in Mongolia è prevista la seconda missione di ricercatori italiani per studiare e contare i leopardi delle nevi. A tornare sui Monti Altai è un team del Museo delle Scienze di Trento (Muse), sostenuto dal Parco Natura Viva di Bussolengo (Verona).