La falconeria italiana diventa patrimonio culturale immateriale dell'umanità. Il riconoscimento è avvenuto oggi da parte dell'Unesco e la candidatura è il risultato di una collaborazione internazionale, sotto la guida e il coordinamento dagli Emirati Arabi Uniti, che oggi include 18 paesi a dimostrazione del carattere diffuso che questa pratica riveste nel mondo e del dialogo interculturale che è capace di generare. Lo rendono noto il Coordinamento Unesco delle Associazioni di Falconeria Italiane che guarda a questo riconoscimento con piena consapevolezza dell'impegno che comporta e della responsabilità di trasmettere alle future generazioni il rispetto per la natura e delle capacità di interagire con essa secondo principi etici, contrastando ogni forma di bracconaggio o di illegalità. Le 18 comunità internazionali impegnate nella salvaguardia e nella trasmissione di questo patrimonio culturale condiviso, che implica una stretta relazione uomo, ambiente e natura, sono Italia, Belgio, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Mongolia, Kazakistan, Pakistan, Marocco, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Siria, Arabia Saudita e Corea. In Italia, la storia della falconeria, legata alla figura dell'imperatore Federico II di Svevia autore del trattato 'De arte venandicumavibus', di importanza naturalistica, ha raggiunto il suo apice nel Rinascimento. I mutamenti culturali e ambientali sopraggiunti con l'urbanizzazione e la riduzione dell'ambiente rurale a scapito di quello industriale, hanno portato a partire dal XVIII secolo un costante declino della falconeria in Italia, fino ad una sua pressoché totale scomparsa, a differenza di altre nazioni dove invece la trasmissione di generazione in generazione di questa tradizione culturale non si è mai interrotta. Ma proprio questo presupposto di esistenza della falconeria grazie alla sua trasmissione formale ed informale, ha permesso la sua rinascita in Italia negli anni '60, dopo il contatto con alcuni falconieri inglesi.