Il bracconaggio ai danni degli elefanti africani è in calo per il quinto anno di fila, ma il loro declino non accenna a fermarsi a causa di uccisioni illegali e di altre attività umane. E' quanto emerge da un rapporto della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites), che per il 2016 registra anche un record di avorio sequestrato: quasi 40 tonnellate, la quantità maggiore dal bando internazionale in vigore dal 1989.
I dati sono stati raccolti dai due programmi della Cites volti al monitoraggio degli elefanti illegalmente cacciati e saranno discussi nella prossima riunione in agenda a novembre.
Le "buone" notizie riguardano principalmente l'Africa orientale, dove il bracconaggio è tornato sotto i livelli antecedenti al 2008. Un sollievo relativo tuttavia, visto che negli ultimi dieci anni in questa regione la presenza di elefanti si è praticamente dimezzata. Nell'Africa meridionale il Botswana mantiene la maggiore popolazione di elefanti di ogni altro Paese africano e si registrano aumenti anche in Namibia e Sudafrica. I dati meno incoraggianti arrivano dall'Africa centrale dove nell'ultimo decennio c'è stata una vera e propria strage di elefanti e dove, secondo il rapporto, i livelli di uccisioni illegali sono ancora molto elevati.
Il rapporto evidenzia inoltre che le transazioni commerciali illecite di avorio restano elevate come negli ultimi 6 anni, con record di materiale sequestrato. Risulta in aumento la lavorazione della materia prima direttamente in Africa per esportare prodotti finiti in Asia, mentre crolla il prezzo dell'avorio grazie al divieto di commercio interno annunciato da diversi Paesi, Cina in testa.