MILANO - Il 70% della popolazione globale di pinguini reali rischia di diventare solo un lontano ricordo entro la fine del secolo: colpa del riscaldamento globale, che nei prossimi decenni costringerà oltre 1,1 milioni di coppie di pinguini in età riproduttiva a intraprendere una difficilissima migrazione verso sud o, nella peggiore delle ipotesi, a scomparire. A rischio sono soprattutto le colonie attualmente stanziali sulle isole sub-antartiche di Crozet, Kerguelen e Marion, come denuncia uno studio pubblicato su Nature Climate Change da un gruppo internazionale di ricerca a cui ha partecipato anche l'Università di Ferrara. "Il problema principale è che c'è soltanto una manciata di isole nell'Oceano Australe, e non tutte sono adatte a sostenere le grandi colonie riproduttive di pinguini reali", spiega il primo autore dello studio Robin Cristofari, dell'Istituto Hubert Curien (Cnrs/Università di Strasburgo, Francia) e del Centro Scientifico di Monaco.
A riaccendere la speranza è la storia stessa che i pinguini reali hanno vissuto negli ultimi 50.000 anni e che ancora oggi è 'scritta' nel loro Dna. Ricostruita dai ricercatori, dimostra che in passato questi uccelli marini sono già riusciti a sopravvivere a pesanti cambiamenti climatici: l'ultimo risale a circa 20.000 anni fa. "Valori estremamente bassi negli indici di differenziazione genetica ci dicono che tutte le colonie sono connesse da un continuo scambio di individui. In altre parole - sottolinea Emiliano Trucchi, dell'Università di Ferrara tra i coordinatori dello studio - i pinguini reali sembrano essere in grado di esplorare facilmente l'Oceano Australe e di trovare nuove isole dove fondare le loro colonie quando la situazione si fa critica". "C'è ancora qualche isola, un po' più a sud, dove i pinguini possono trovare rifugio - aggiunge Celine Le Bohec del Cnrs/Università di Strasburgo e Centro Scientifico di Monaco - ma la competizione per le spiagge dove formare le colonie e per il cibo sarà molto dura, specialmente con altre specie di pinguini, come i pigoscelidi antartici, di Papua e di Adelia, senza dimenticare la pesca intensiva da parte dell'uomo".