CAGLIARI - I grifoni torneranno a volare sui cieli della Sardegna. Lo garantisce il Wwf grazie al progetto pluriennale Life "Life under griffon wings" (Vita sotto le ali del grifone), finanziato dall'Unione europea.
Saranno anche molti. Ed è una promessa che fa gridare al miracolo visto che nel 2000, tra Bosa e Alghero, era stata registrata una sola nascita. Una battaglia che dura più di quarant'anni, quella per i rapaci che avevano scelto come nido la rocciosa costa del nordovest dell'isola. I primi ambientalisti sardi, nel 1974, avevano già capito che la lotta sarebbe stata molto dura: giovani naturalisti pionieri si inerpicavano nei sentieri di Punta Cristallo per alimentare i grifoni a rischio estinzione perché lassù c'era poco da mangiare. Negli anni Ottanta i progetti proseguirono con la Lipu e la Regione che sostenevano i progetti di reintroduzione. Con alterne fortune perché, a complicare la battaglia, si erano messi di mezzo i bocconi avvelenati in realtà destinati alle volpi.
Una catena alimentare di morte: i grifoni si cibavano delle carogne avvelenate. E morivano. Alcuni dati: nel 1998 la colonia di Alghero e Bosa venne dimezzata passando da circa 120 a 60 esemplari. Sino all'unica nascita del 2000. "Ieri come oggi - spiega Carmelo Spada, delegato Wwf per la Sardegna - il periodo della riproduzione e dello svezzamento dei pulli è molto delicato per il successo riproduttivo della specie. Ogni anno può succedere che i giovani grifoni ai primi voli, dopo essersi lanciati dai nidi a quota 327 metri sul livello del mare, inesperti nel volo non riescano a trovare le correnti ascensionali per riprendere quota ed, inesorabilmente, finire in mare o su qualche scoglio. Sarebbero destinati a morte certa, se non venissero recuperati con tempestività".
Negli anni tanti giovani grifoni sono stati soccorsi in mare, curati nel centro di recupero della fauna selvatica di Bonassai e poi reintrodotti nel loro habitat naturale. (ANSA).