ROMA - Ogni anno nel Mediterraneo sono oltre 130mila le tartarughe marine Caretta caretta vittime di catture accidentali durante le normali operazioni di pesca professionale. Di queste circa 70mila abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pesce spada, oltre 40 mila rimangono intrappolate in reti a strascico e circa 23 mila in quelle da posta. I dati, diffusi da Legambiente per presentare il rapporto "Biodiversità a rischio 2018", arrivano alla vigilia della Giornata mondiale della tartaruga che si festeggia il 23 maggio.
La ricorrenza è stata lanciata nel 2000 dall'associazione American Tortoise Rescue per sensibilizzare su tartarughe e testuggini.
Accanto alla pesca, un'altra minaccia è rappresentata dall'inquinamento del mare, dove la plastica è sempre più presente. Le tartarughe, insieme ai mammiferi e agli uccelli marini, possono morire per soffocamento dovuto all'ingestione accidentale di rifiuti - soprattutto buste di plastica - scambiati per cibo. A livello globale il 40% delle specie di uccelli marini ingerisce rifiuti di plastica, il 100% delle specie di tartarughe e il 50% di quelle di mammiferi.
Il Centro recupero tartarughe marine di Manfredonia, gestito da Legambiente, finora ha ospitato, curato e salvato 1.404 esemplari di tartarughe marine in difficoltà, la maggior parte delle quali giunte al centro a causa di catture accidentali in reti da strascico (circa il 92%). Recenti studi condotti nel Tirreno settentrionale sulla specie Caretta caretta, la più diffusa nei nostri mari, hanno dimostrato l'ingestione di rifiuti di plastica nel 71% degli individui per i quali è stato analizzato il tratto gastrointestinale. In 22 campioni - evidenzia l'associazione ambientalista - sono stati trovati 483 frammenti di rifiuti, con una media di oltre 16 pezzi a esemplare.