ROMA - Una ricerca diffusa oggi dalla FAO anticipa che entro il 2050 i cambiamenti climatici avranno alterato la produttività di molte attività di pesca marina e di acqua dolce del pianeta, con pesanti conseguenze per i mezzi di sostentamento di milioni di persone tra le più povere al mondo.
Nello scenario più ottimistico, la produzione di pesca nelle zone economiche marine dei paesi diminuirebbe tra il 2,8% e il 5,3% entro il 2050. Sotto un altro il modello, la diminuzione potrebbe variare entro lo stesso periodo dal 7% al 12,1%.
Le maggiori diminuzioni sono attese nelle zone economiche marine dei paesi tropicali, soprattutto nel Pacifico meridionale, mentre nelle regioni di latitudine più elevata il potenziale di cattura probabilmente aumenterà.
Questi impatti sono legati alle variazioni della temperatura dell'acqua e dei livelli di pH, ai cambiamenti nei modelli di circolazione oceanica, all'innalzamento del livello del mare e alle alterazioni delle precipitazioni e delle tempeste che faranno cambiare la distribuzione e la produttività delle specie, sbiancare i coralli e diffondersi di malattie acquatiche tra gli altri effetti.
Gli impatti produttivi sui sistemi idrici interni varieranno da luogo a luogo, ma nessuna regione del mondo ne sarà immune.
Nel caso dell'acquacoltura d'acqua dolce, Viet Nam, Bangladesh, Laos e Cina sono considerati i paesi più vulnerabili, mentre per l'acquacoltura marina, sono la Norvegia e il Cile.