ROMA - Anche i romani cacciavano le balene, nell'Atlantico davanti alle coste di Gibilterra e della Spagna.
E' l'ipotesi lanciata da una ricerca pubblicata sulla rivista "Proceedings of the Royal Society" e condotta da un team di archeologi di Francia, Spagna, Usa e Canada.
I ricercatori hanno studiato 10 grandi ossa ritrovate in vari siti nella zona di Gibilterra, e un altro osso proveniente dalla costa delle Asturie, nel nordovest della Spagna. I reperti erano stati ritrovati in siti dove in epoca romana e pre-romana si lavorava il pesce, per salarlo o farne salsa.
Attraverso l'esame del Dna e del collagene, gli studiosi hanno scoperto che tre ossa erano di balena grigia (scomparsa dall'Atlantico nel Settecento) e due di balena franca, un tempo presente nell'Atlantico al largo di Spagna e Nordafrica, poi sparita nel Medioevo a causa della caccia dei balenieri baschi.
Le altre ossa erano di elefante e di delfino. Tutti i reperti risalivano ai primi secoli dopo Cristo o a poco prima.
Secondo i ricercatori, il ritrovamento delle ossa di balena dimostra che questi animali erano comuni sulla costa atlantica spagnola ai tempi dei romani, e che questi ultimi avrebbero potuto cacciarli. I romani non avevano la tecnologia per cacciare capodogli e balenottere comuni, diffuse anche oggi nel Mediterraneo, perché sono animali che vivono molto al largo. Le balene franche e quelle grigie invece vivono vicino alla costa, e sono più facili da cacciare.