Decine di migliaia di galline ammassate all'interno di gabbie, in numeri spesso superiori a quelli consentiti, coperte di sporcizia, e circondate da cadaveri di topi e galline in putrefazione sul pavimento dello stabilimento. E' la condizione delle galline ovaiole allevate in gabbia in uno stabilimento nel Mantovano che è stata riscontrata da Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione animale, che a fine aprile scorso ha svolto una indagine in collaborazione con la redazione cronaca del Tg2.
La situazione è stata documentata con video e fotografie, consegnate ai Carabinieri Forestali all'interno di una denuncia formale nei confronti dei proprietari dell'allevamento, già denunciato "per le condizioni preoccupanti" ma "la situazione non è migliorata: gli investigatori si sono trovati di fronte a scene, se possibile, ancora più sconcertanti". L'allevamento, aggiunge Animal Equality, "era infestato dagli acari rossi, di cui le galline e le uova erano completamente ricoperti", "senza alcuna possibilità di liberarsene". Peraltro, consultando Enrico Moriconi, veterinario e Garante per i Diritti Animali della Regione Piemonte, è emerso che "la presenza di questi parassiti, se non trattata tempestivamente, può portare anche all'esplosione di veri e propri casi di salmonella. Inoltre, il guscio delle uova è poroso e condizioni di scarsa igiene possono portare all'ingresso di batteri nelle uova destinate al consumo alimentare", prosegue l'organizzazione per la protezione animale. Animal Equality ricorda che "in Italia sono circa 42 milioni le galline allevate ogni anno negli allevamenti intensivi, di cui oltre il 65% in gabbia" e che "il nostro Paese è uno dei maggiori produttori di uova in Europa".
L'organizzazione ha lanciato una petizione su ilveroprezzodelleuova.it rivolta ad Assoavi, a Unaitalia e al neo Ministro delle politiche agricole, Gian Marco Centinaio, per "mettere fine all'utilizzo delle gabbie, un metodo crudele rigettato dalla maggioranza dei consumatori italiani ed europei".