La spesa pubblica per la gestione degli animali nelle nostre città è stata di 218 milioni di euro nel 2016 (di cui 167 milioni dalle amministrazioni comunali e 51 milioni dalle aziende sanitarie locali), 27 milioni in meno rispetto all'anno precedente, prevalentemente sottratti alla spesa sanitaria. Lo ha rilevato Legambiente nel rapporto "Animali in città 2018" - presentato oggi a Napoli - osservando che i risultati sono "del tutto inadeguati rispetto all'ingente spesa. Su scala nazionale, non basta il lavoro messo in campo dagli enti più virtuosi; urge una strategia nazionale coerente con la spesa". Il randagismo, dice Legambiente, rappresenta l'elemento principale di sofferenza e conflittualità per gli animali e il costo economico più significativo a carico della collettività. "L'azione dei comuni e delle aziende sanitarie più efficienti "è purtroppo una goccia nel mare rispetto a quelle che sono le esigenze nazionali per la gestione di cani e gatti o della fauna selvatica in città, a cominciare dei cinghiali - afferma il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti - Di questo argomento, finora, la politica nazionale si è disinteressata, come dimostrano i numeri altissimi del randagismo e dei 'canili lager', specialmente nel Meridione. Questo tema, come quello degli episodi di 'incontri ravvicinati e conflittuali' tra cittadini e cinghiali, in moltissime città, deve uscire dalle pagine della cronaca per arrivare a definire strumenti nazionali di gestione del problema, attraverso una puntuale attività parlamentare e in una costante azione di governo". Rimane un'eccezione, afferma Legambiente, il monitoraggio della fauna selvatica, "per prevenire e gestire conflitti o la trasmissione di malattie infettive dagli animali agli uomini: quattro comuni su 100 monitora l'avifauna, mentre solo un comune su 100 monitora gli altri animali (come mammiferi e specie alloctone)".
Da questa settima edizione del rapporto emerge che i comuni dichiarano di spendere il 95% del bilancio destinato al settore per la gestione dei canili, circa 159.163.575,00 di euro della spesa stimata per il 2016. La presenza dell'ufficio diritti degli animali è aumentato di circa il 20% in un solo anno, così come è raddoppiato il numero medio di persone impegnate in questi uffici (da 0,6 a 1,1). Una buona notizia, dice Legambiente. In occasione della presentazione del Rapporto è stato assegnato dall'associazione il premio Città e Aziende sanitarie amiche degli animali, un riconoscimento che arriva dopo sette anni di monitoraggio. In testa i comuni di Prato, Terni e Napoli e tra le aziende sanitarie locali ASL Napoli 1 Centro, ATS Montagna (Agenzia di Tutela della Salute della Montagna - Sondrio) e ASL di BT (Azienda Sanitaria Locale di Barletta-Andria-Trani) per i risultati raggiunti complessivamente rispetto ai diversi servizi offerti per la gestione degli animali, d'affezione e non, nei centri urbani e presi in considerazione dal rapporto annuale Animali in città. Al questionario inviato da Legambiente a tutte le amministrazioni comunali italiane e a tutte le aziende sanitarie locali hanno fornito risposte complete 1.200 comuni e 66 Asl (rispettivamente il 15% e il 65%). Roma non ha fornito risposta.