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Coronavirus: depredare la natura aumenterà la diffusione delle pandemie

Con caccia e perdita di foreste c'è più rischio del salto del virus all'uomo

di Adele Lapertosa ROMA

Una natura sempre più depredata, con foreste che scompaiono per far posto all'agricoltura, riducendo sempre di più la distanza tra l'uomo e gli animali selvatici, sarà uno dei fattori che faciliterà la diffusione di epidemie su scala globale e il 'salto' di virus zoonotici all'uomo, come accaduto ora con il SarsCov2, causa del Covid-19. A segnalarlo sono due diversi studi. Il primo è dell'università di Stanford. Qui i ricercatori guidati da Laura Bloomfield spiegano come i virus che passano dagli animali all'uomo (facendo il cosiddetto spillover) saranno sempre più comuni fin quando l'uomo continuerà a trasformare gli habitat naturali in terreni agricoli. La loro analisi, condotta in Uganda, mostra come la perdita di foresta tropicale abbia messo le persone più a rischio di interazione fisica con i primati selvatici e i loro virus. "La combinazione di grandi cambiamenti ambientali, come la deforestazione, e la povertà possono scatenare una pandemia globale", spiega Laura Bloomfield, coordinatrice dello studio. L'uomo finora ha convertito circa la metà del suolo terrestre in terreno agricolo. Ciò che rimane, fuori dai parchi e riserve protette, sono piccole isole in un mare di terreni agricoli e aree dove le coltivazioni penetrano nelle foreste. In Uganda questa situazione ha portato moltissime persone a concentrarsi al bordo delle foreste, aumentando la condivisione degli spazi e lotta per lo stesso cibo con i primati. Cosa che aumenta la possibilità di trasmissioni di malattie dagli animali all'uomo, come accaduto per l'Hiv. Il secondo studio è dell'università della California di Davis. Qui i ricercatori spiegano come lo sfruttamento della natura con la caccia, i commerci, la degradazione degli habitat e l'urbanizzazione non solo portino al declino ed estinzione degli animali, ma anche all'aumento del rischio di 'spillover' dei virus. Hanno analizzato 142 virus sconosciuti passati dagli animali all'uomo e le specie animali implicate, oltre a quelle più minacciate. E' emerso così che gli animali in via di estinzione a causa di caccia, commercio e declino dell'habitat hanno il doppio di probabilità di avere dei virus zoonotici rispetto a quelli le cui popolazioni declinano per altri motivi. In particolare ci sono tre gruppi di mammiferi portatori di virus più a rischio di spillover: le specie adodomesticate, i primati e i pipistrelli. "Queste azioni minacciano la sopravvivenza delle specie e aumentano il rischio di spillover - spiega Christine Kreuder Johnson, l'autore principale - In una sfortunata convergenza di molti fattori questo ci porta a situazioni come quella in cui siamo ora".

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