Solo nei bacini dell'Emilia-Romagna la popolazione di nutrie potrebbe aver raggiunto e superato il mezzo milione di esemplari, con danni diretti per il territorio di almeno tre milioni di euro e indiretti di decine di milioni. L'allarme arriva dall'Associazione dei consorzi di bonifica (Anbi Emilia-Romagna) che lancia un appello per un'azione coordinata in grado di eradicare questo roditore dal territorio.
Oltre ai danni economici, sottolinea Anbi, la presenza incontrollata di questa specie non autoctona incrementa anche il rischio idraulico per le comunità e provoca perdite ingenti per il settore agricolo. Le stime derivano da un monitoraggio dei danni causati dal roditore alla rete di bonifica, sui 20mila chilometri di canalizzazioni nei vasti comprensori (in parte anche extra regionali) degli enti che mitigano il rischio idraulico al territorio.
Il bilancio certificato nell'ultimo anno delle spese dirette sostenute dai Consorzi di bonifica per arginare le conseguenze dell'opera della nutria, spiega l'associazione, raggiunge e supera i 3 milioni di euro (3,2 milioni). La "punta dell'iceberg". Perché i costi indiretti legati a malfunzionamenti, rotture o interruzioni di servizio sono molto più alti.
La nutria, sottolinea Anbi, è classificata da normativa come animale nocivo alloctono da eradicare ma fino ad oggi non è stata mai contrastata "nei fatti". "Sarebbe dunque auspicabile un'azione energica e coordinata per attivare al più presto un contenimento di questa specie su ampia scala".