ROMA - Dopo un decennio con una crescita media del 4%, nel 2014 le emissioni globali di CO2 sono state pressoché stabili, con un aumento dello 0,5% rispetto al 2013 a quota 35,7 miliardi di tonnellate. A dirlo è il rapporto annuale stilato dall'Agenzia ambientale olandese e dal Joint Research Centre della Commissione Ue, che incorona il dato "senza precedenti" dell'Unione Europea: le emissioni dei 28 Stati membri sono infatti diminuite del 5,4%, grazie al minor uso di combustibili fossili.
Quasi i due terzi (61%) delle emissioni mondiali sono state generate da Cina (30%), Stati Uniti (15%), Ue (10%) e India (6,5%). A fronte della notevole contrazione europea, in India l'anno scorso le emissioni sono aumentate del 7,8%. Cina e Usa hanno registrato entrambe un incremento dello 0,9%, inferiore rispetto agli anni precedenti. Tra i risultati positivi, dopo l'Ue ci sono Giappone (-2,6%), Australia (-2,1%) e Russia (-1,5%). Dal lato opposto, il Brasile ha aumentato le emissioni del 3,3% e l'Indonesia del 3,2%. Su quest'ultimo dato ha presumibilmente inciso l'ondata di incendi che ha colpito il Paese asiatico.
Rispetto a 10 anni fa, quando le emissioni di Usa e Cina erano equivalenti, nel 2014 la Cina ha generato il doppio della CO2 rispetto agli States e il triplo rispetto all'Ue. Guardando alle emissioni pro capite, tuttavia, quelle statunitensi risultano essere il doppio sia di quelle cinesi che di quelle europee.
Tra gli altri dati evidenziati nel rapporto c'è il parziale disaccoppiamento tra emissioni ed economia: se la CO2 globale è aumentata dello 0,5%, l'economia mondiale ha registrato una crescita del 3%.