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Galletti, prioritaria ratifica Accordo Parigi prima di Cop22

"Ue imposto a Italia obiettivi riduzione penalizzanti"

Redazione ANSA
"La ratifica dell'Accordo di Parigi da parte dell'Italia è prioritaria per l'impegno politico globale in atto nella lotta ai cambiamenti climatici ed è ancor più importante che l'iter si concluda in tempi brevissimi, prima dell'inizio della Conferenza sul clima Cop22 che avrà luogo a Marrakech dal 7 al 18 novembre, nel corso della quale si prenderanno alcune decisioni relative alla attuazione dell'Accordo". Lo ha detto martedì il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, alla Commissione Ambiente del Senato, che deve ratificare l'Accordo di Parigi (già approvato dalla Camera).

"L'accordo è stato firmato da 191 Stati - ha proseguito Galletti - ed è immediatamente stato avviato un impegno collettivo per la sua rapida entrata in vigore, stabilita al 30mo giorno successivo al raggiungimento di due contestuali requisiti: 55 ratifiche rappresentanti almeno il 55% delle emissioni globali. Ciò avverrà il prossimo 4 novembre".

"L'UE ed altri 10 Stati Membri hanno già depositato i propri strumenti di ratifica, (Francia, Germania, Ungheria, Austria, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Svezia e Grecia) - ha concluso Galletti -. Tale procedura "irrituale", vale a dire il deposito non congiunto di UE e Stati Membri, si è resa necessaria per permettere all'Unione di partecipare alla riunione come attore principale e non come spettatore. Per l'UE rimanere fuori dai negoziati sull'applicazione dell'Accordo, dopo aver profuso tanti sforzi per arrivare a questo punto ed aver finora condotto da leader il negoziato, sarebbe stata una vera beffa".

"Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra posti dall'Unione europea sono penalizzanti per l'Italia - ha detto ancora Galletti -. Da un lato non tengono conto degli sforzi già fatti dal nostro paese, dall'altro fissano un target troppo elevato rispetto al nostro Pil".

"Il Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre ha fissato gli obiettivi dell'Unione europea di riduzione dei gas serra - ha spiegato il ministro -: taglio del 40% delle emissioni di anidride carbonica (CO2) al 2030 (rispetto al 1990) e 27% di energia da rinnovabili. Il criterio individuato per suddividere questo sforzo fra i paesi europei (effort sharing) è stato quello del Pil. Ma questo criterio penalizza l'Italia. Il nostro Pil è poco sotto la media europea, ma in proporzione ci è stato dato un obiettivo molto più alto: -33% di emissioni dai settori non industriali, quando sarebbe corretto un -27%. Inoltre c'è stato poco riconoscimento di tutto quello che il nostro paese ha già fatto per la riduzione dei gas serra. Noi siamo fra i paesi che hanno fatto di più in Europa".

I paesi membri della Ue devono ora negoziare con Bruxelles questi target di emissioni. "Io non andrò in Europa chiedendo di fare meno - ha spiegato Galletti -. Io voglio fare di più. Ma non voglio che, se mi viene imposto un target troppo alto, questo abbassi il target di qualche altro paese. Voglio che gli sforzi siano suddivisi in modo virtuoso. Dopodiché io cercherò di fare ancora di più, per aumentare il taglio delle emissioni dell'intera Europa".

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