"Eventi estremi di precipitazione sono aumentati non solo nel mondo, in particolare nell'emisfero settentrionale, ma in modo netto anche in Italia", dove "tutto il territorio è a rischio alluvioni, salvo poche eccezioni". Lo ha detto Alberto Montanari, dottore di ricerca in ingegneria idraulica, professore all'Università di Bologna, a margine del convegno sulle "Strategie di adattamento al cambiamento climatico" in corso a Roma all'Accademia dei Lincei.
Con i dati a disposizione, spiega Montanari, "recentemente è stato osservato un aumento generale del numero di eventi estremi, in termini di precipitazioni, ma non della loro intensità". L'Italia non è immune da questa tendenza, anzi. "Il livello di rischio è nettamente in crescita", sottolinea, a causa della maggiore frequenza di precipitazioni e dell'aumento dell'urbanizzazione, in particolare in corrispondenza "dei bacini fluviali più piccoli", che risultano "i più vulnerabili".
Rischi che potrebbero essere ridotti con "la localizzazione delle aree a rischio", una mappa che ancora non c'è, con "interventi strutturali" e soprattutto "con la preparazione della popolazione a una piena fluviale".
I cambiamenti climatici stanno spingendo su eventi estremi di ogni tipo, dalle ondate di calore alle siccità. Tre, per il climatologo Filippo Giorgi, sono gli "effetti collaterali" del riscaldamento globale da temere di più: "innalzamento del livello dei mari, siccità e scioglimento dei ghiacciai", risorsa idrica "per miliardi di persone".