(di Stefania Passarella)
Donald Trump presidente degli Stati Uniti potrebbe frenare la lotta ai cambiamenti climatici: non ne risentiranno tanto industria e tecnologie quanto la cooperazione politica, internazionale, che perderebbe slancio con un potenziale effetto domino sulle economie emergenti. È con questa preoccupazione che scienziati e attivisti accolgono l'elezione del tycoon. "Difficile prevedere cosa farà" davvero Trump, spiega all'ANSA Carlo Carraro, vicepresidente di un gruppo di lavoro dell'Ipcc, il panel Onu che valuta le conoscenze scientifiche sul riscaldamento globale, ma una cosa è certa "non c'è da aspettarsi sul clima un'azione convinta come quella di Barack Obama". Con perdita di slancio per le iniziative dei Paesi in via di sviluppo.
"Sarebbe critico" se venisse meno l'impegno degli Usa nell'Ipcc, spiega Thomas Stocker, altro membro di spicco del Panel. E l'annunciato programma di sviluppo per le infrastrutture, aggiunge, rischia di andare "nella direzione sbagliata", privilegiando fonti fossili di energia o "riducendo gli standard ambientali per fracking e trivellazioni nell'Artico". Nelle posizioni di Trump e sostenitori, aggiunge il climatologo del Cnr Sandro Fuzzi "c'è una sottovalutazione del problema ambientale". Gli Usa non potranno sfilarsi facilmente dall'accordo sul clima di Parigi, come ha ricordato oggi il ministro francese dell'Ambiente Segolene Royal, ma "dal momento che non ci sono sanzioni", spiega Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, Trump potrebbe nei fatti non rispettare "quell'impegno". Più drastico il direttore dell'Istituto di Potsdam per la ricerca sull'impatto climatico, Hans Joachim Schellnhuber: "Il mondo adesso deve andare avanti senza gli Stati Uniti sulla strada verso la mitigazione del rischio climatico e l'innovazione delle energie pulite". Per Greenpeace Usa l'esito del voto deve "rafforzare" la lotta ai cambiamenti climatici, mentre per Legambiente si perde "la leadership di un grande Paese".