Investire nel settore dei combustibili fossili è "eticamente insostenibile". Lo sostiene una dichiarazione congiunta di 240 esponenti di tutte le principali religioni mondiali, diffusa oggi e diretta ai capi di stato e di governo che si ritroveranno dal 15 novembre alla Conferenza Onu sul clima di Marrakech (Cop22), per decidere come attuare l'Accordo di Parigi sulla lotta al riscaldamento globale. Tra i firmatari ci sono esponenti buddisti, induisti, jainisti, sikh, musulmani, animisti, cristiani cattolici, protestanti e ortodossi. Tra loro il Dalai Lama e l'arcivescovo Desmond Tutu.
"Il continuo uso da parte della società globale dei combustibili fossili e di altre industrie estrattive, con la consapevolezza del danno che causano, è eticamente insostenibile - si legge nella dichiarazione -. Noi dobbiamo deliberatamente cessare di investire in combustibili fossili e siamo uniti nel chiedere una svolta collettiva da parte dei fondi sovrani e dei fondi pubblici pensionistici, dalle fonti fossili verso soluzioni climatiche. Questo manderà un segnale necessario e innovativo agli investitori pubblici e privati nel mondo e favorirà la fine dell'era dei combustibili fossili".
"Ci appelliamo agli stati - scrivono i leader religiosi firmatari del documento - perché siano vincolati alla decenza etica e alla buona fede per onorare i loro impegni fatti con l'Accordo (di Parigi, ndr). Noi quindi chiediamo, per la salvezza di tutti, un aumento urgente dell'azione per il clima e dell'ambizione da parte di tutti i governi, con rapide riduzioni delle emissioni, in linea con la limitazione dell'aumento della temperatura a 1,5 gradi dai livelli pre-industriali".
Il documento spiega che "molte comunità di fedeli si sono già impegnate a disinvestire dai combustibili fossili" e a "investire in soluzioni per il clima. Noi quindi chiediamo alle nostre comunità di fedeli un maggiore impegno" in questo senso.
(ANSA).