(di Stefano Secondino).
I ghiacci del Polo Nord continuano a restringersi. A dicembre 2016 erano sotto di un milione di chilometri quadrati rispetto alla media stagionale trentennale (1981-2010): 12,1 milioni di km quadrati, contro una media a dicembre di oltre 13. Solo nel dicembre 2010 erano stati meno estesi, ma di appena 20.000 km quadrati rispetto allo stesso mese del 2016.
Il rapporto mensile del National Snow & Ice Data Center, il centro di ricerca in Colorado che monitora i ghiacci del mondo, lancia l'ennesimo allarme sul riscaldamento globale.
L'estensione dei ghiacci artici dal 2012 è stata costantemente sotto la media del trentennio precedente. A dicembre del 2016 le temperature medie nell'Oceano Artico centrale e nel Mar di Barents sono state di 3 gradi più alte della media trentennale.
Nel Mare dei Chukchi (fra la Siberia e l'Alaska) hanno superato le medie di 5 gradi.
Dal 1978, scrive l'NSIDC sul suo sito, l'estensione media dei ghiacci artici a dicembre è scesa inesorabilmente, da 14,3 milioni di km quadrati agli attuali 12,1. Per fare un raffronto con l'era pre-industriale, nel 1850 la calotta invernale era fra i 15 e i 16 milioni di km quadrati. Per diversi mesi del 2016 si sono registrati minimi storici di estensione dei ghiacci artici: è successo a gennaio, febbraio, aprile, maggio, giugno, ottobre e novembre.
Una riduzione di questa portata e rapidità, secondo i ricercatori non può essere dovuta soltanto alle naturali variazioni del clima. Influisce in modo decisivo il riscaldamento globale per i gas serra.
A marzo, mese in cui i ghiacci artici raggiungono la loro massima estensione, si potrà avere un quadro completo della situazione. Ma se il trend continua così, l'inverno 2016-2017 potrebbe segnare un nuovo record negativo sull'arretramento dei ghiacci del Polo Nord.
La calotta polare artica, secondo i dati dell'NSIDC, si è dimezzata nell'ultimo secolo, e la velocità con cui si ritira è aumentata dagli anni '70 in poi. Ai primi del Novecento i ghiacci permanenti, quelli che rimangono anche d'estate, coprivano una superficie di oltre 8,5 milioni di chilometri quadrati del Mar Glaciale Artico. Oggi siamo a poco più di 4,5 milioni. Una riduzione dovuta soprattutto alle temperature dell'aria e dell'acqua in aumento, a causa del riscaldamento globale provocato dalle emissioni di gas serra.