- ROMA - Per rispettare l'accordo di Parigi, e quindi mantenere l'aumento della temperatura globale "ben al di sotto dei 2 gradi centigradi" e possibilmente entro 1,5 gradi, l'Unione Europea dovrà chiudere tutte le sue 300 e più centrali a carbone entro il 2030, fermandone un quarto già nel 2020 e un ulteriore 47% entro il 2025. A tracciare la road map è un rapporto dell'istituto di ricerca Climate Analytics.
I ricercatori hanno calcolato che, per restare in linea con l'accordo sul clima, l'Ue ha un budget di emissioni derivanti dagli impianti a carbone pari a 6,5 miliardi di tonnellate di CO2 da qui al 2050. Se gli impianti esistenti fossero mantenuti operativi fino alla fine del loro ciclo di vita, l'Europa sforerebbe il budget dell'85%.
"Il modo più economico per l'Ue di fare i tagli delle emissioni necessari per tener fede all'accordo di Parigi è quello di eliminare gradualmente il carbone dal settore elettrico, sostituendolo con fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica", ha detto Paola Yanguas Parra, autrice del rapporto.
La Germania e la Polonia hanno la maggior parte del lavoro da fare: insieme sono responsabili del 51% della capacità installata del 54% delle emissioni da carbone. Tra i grandi utilizzatori del carbone, insieme a Regno Unito, Repubblica Ceca e Spagna, c'è anche l'Italia, con il 5,7% della capacità installata e il 5,1% delle emissioni complessive.