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Riscaldamento globale può affamare le profondità oceaniche

Studio: sui fondali meno cibo, molte specie moriranno

Redazione ANSA ROMA

ROMA - Nei fondali degli oceani profondi, che costituiscono il più grande habitat del mondo, il cambiamento climatico rischia di scatenare carestie e grandi mutamenti ecologici. A dare l'allarme è uno studio condotto da 20 centri oceanografici, secondo cui entro la fine del secolo l'aumento delle temperature dimezzerà la disponibilità di cibo.

Gli oceani più caldi, insieme all'acidificazione delle acque e alla diffusione di aree marine con bassi livelli di ossigeno, "altereranno in modo drastico" la biodiversità nei fondali che si trovano tra i 200 e i 6mila metri sotto la superficie, affermano gli scienziati in uno studio pubblicato sulla rivista Elementa.

"In molte di queste aree la biodiversità è definita dalla quantità esigua di cibo che raggiunge il fondo dell'oceano, e nell'arco dei prossimi 80 anni, in alcune parti del mondo, questa quantità di cibo sarà ridotta della metà", spiega Andrew Thurber dell'università statale dell'Oregon. La conseguenza sarà che "alcune specie prospereranno, alcune migreranno, e molte moriranno. In qualche area ci saranno più meduse e calamari, ad esempio, e meno pesci e coralli d'acqua fredda".

Stando allo studio, negli abissi dell'oceano, in fondali che si trovano fra i 3mila e i 6mila metri sotto il livello del mare, la temperatura aumenterà fra mezzo grado e un grado centigrado entro il 2100 nel Nord Atlantico, nel Mar Glaciale Artico e nell'Oceano Antartico. Tra i 200 e i 3mila metri di profondità, il termometro salirà di 4 gradi nel Pacifico, nell'Atlantico e nel Mar Glaciale Artico.

"L'incremento della temperatura aumenterà il metabolismo di organismi che vivono sui fondali: avranno bisogno di più cibo nel momento in cui ce n'è meno disponibilità", osserva Thurber.

Negli habitat oltre i 3mila metri di profondità gli organismi possono "fare affidamento su una fonte di energia inferiore a una zolletta di zucchero per metro quadrato all'anno. In vaste aree questo piccolo quantitativo di cibo sarà dimezzato. Per un habitat che copre metà della Terra gli impatti saranno enormi". 

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